Pensioni, aiuti per 52mila: dotazione di 12 milioni

di Francesco Terreri

Il Fondo di solidarietà del Trentino, strumento territoriale di sostegno a 52.400 dipendenti di 8.870 piccole imprese che ha sostituito tre anni fa la cassa integrazione in deroga, pagherà i contributi previdenziali mancanti ai lavoratori che sceglieranno il cosiddetto Ape volontario, l'anticipo pensionistico prima della soglia dei 67 anni. Si stima che potenzialmente un migliaio di persone l'anno potrebbero scegliere questa strada, lavoratori e lavoratrici che hanno spesso carriere discontinue, stagionali o precarie. Ma il governo sta per decidere l'introduzione di quota 100 per l'uscita pensionistica anticipata. Da cui gran parte di questi lavoratori più deboli sarebbero esclusi. 

Venerdì in Provincia è stato firmato il nuovo accordo istitutivo del Fondo di solidarietà tra Asat, Federazione della Cooperazione, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Confprofessioni e Cgil Cisl Uil del Trentino. Associazioni datoriali e sindacati hanno modificato le regole del Fondo per agevolare l'accesso ai benefici, introdurre nuovi interventi per stagionali e over 58enni (vedi a fianco) e, appunto, sostenere l'anticipo pensionistico. 

Il Fondo ha una dotazione di circa 12 milioni di euro, di cui 3 messi dalla Provincia e il resto da imprese e lavoratori. Le aziende aderenti versano un contributo pari allo 0,45% delle retribuzioni, per un terzo a carico del dipendente e per due terzi a carico del datore di lavoro. La Provincia, inoltre, garantisce uno sgravio dell'Irap pari al 50% dei contributi versati al Fondo. 

Ora la parola passa ai ministeri del Lavoro e dell'Economia che debbono ratificare l'intesa, in quanto il Fondo è nato da un accordo col governo di allora nell'ambito del Jobs act. «Lunedì invieremo l'accordo ai ministri Di Maio e Tria - puntualizza l'assessore provinciale al lavoro Alessandro Olivi - Mi auguro che facciano in fretta a confermare questa conquista dell'autonomia, anche perché sono soldi dei trentini, e che non sia un'occasione per bloccare un'esperienza innovativa».
Ma una delle misure decise nel nuovo accordo potrebbe essere messa in discussione dalla manovra di bilancio del governo Conte che, da quanto emerge, prevederebbe sulle pensioni il superamento della legge Fornero con la cosiddetta quota 100, a partire da 62 anni e 38 di contributi, e la cancellazione dell'anticipo pensionistico volontario. L'Ape consente di ricevere un assegno mensile a partire da 3 anni e 7 mesi prima della pensione di vecchiaia, attraverso un prestito erogato dalle banche tramite l'Inps. I lavoratori vicini alla pensione - minimo 63 anni di età e 20 anni di contributi - possono uscire anticipatamente dal mercato del lavoro e ottenere un reddito ponte per gli anni che li separano dalla pensione di vecchiaia, per poi restituire in vent'anni quanto anticipato. 

La misura finora è stata scarsamente applicata. Uno dei motivi è che il lavoratore perdeva i contributi dei tre anni in cui riceveva l'anticipo. «Ma la legge di bilancio per il 2017 - spiegano il presidente del comitato amministratore del Fondo di solidarietà Andrea Grosselli (Cgil) e la consigliera delegata Roberta Meneghini (Confprofessioni) - prevede che i fondi di solidarietà possano coprire i contributi previdenziali per tutto il periodo di anticipo, garantendo un trattamento pensionistico più alto, anche di 100 euro al mese, e quindi permettendo al lavoratore di restituire con più facilità le somme percepite durante l'anticipo».
Per la prima fase sperimentale, il Fondo ha stanziato 3 milioni con cui si coprirebbe l'eventuale Ape di 200 lavoratori. E se invece l'Ape volontario viene cancellato e arriva quota 100? Gran parte degli addetti delle piccole imprese hanno una carriera discontinua e difficilmente raggiungono 38 anni di contributi a 62 anni. La «manovra del popolo» penalizzerebbe quindi proprio i lavoratori più deboli.

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