Fisco: in Trentino 13,5 euro su 100 in «nero»

Siamo tra i territori più «leali» d’Italia nei rapporti con il fisco: più virtuosi del Trentino (ma di poco) ci sono solo la Laombardia e la provincia di Bolzano.

È quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre sulla base di dati Istat.

In pratica, si stima che su 100 euro di gettito, in Trentino vengano nascosti al fisco 13,5 euro (12,7 euro in Lombardia e 12,4 euro in Alto Adige). Siamo ben al di sotto dalla stima media a livello nazionale (16,3 euro in «nero» ogni 100 euro e lontanissimi da quella delle regioni del Mezzogiorno, che con 22,2 euro su 100 sono a forte rischio evasione.



«Le differenze territoriali sono evidenti - spiega la Cgia -  se in Calabria l’evasione è al 24,7 per cento, nella Provincia autonoma di Bolzano si attesta al 12,4 per cento; il livello più contenuto d’Italia».

Più in generale, secondo l’Ufficio studi Cgia, l’economia non osservata (data dalla somma del valore aggiunto riconducibile all’economia sommersa e alle attività illegali), nel 2015 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili) ha prodotto 207,5 miliardi di euro di imponibile sottratto al fisco, dando luogo ad una evasione di imposta di circa 114 miliardi di euro l’anno. Per ogni 100 euro di gettito incassato, a causa dell’infedeltà fiscale degli italiani, a livello nazionale l’erario perde 16,3 euro.

Ma la Cgia ha puntato i riflettori sul fronte dei condoni, di cui si parla molto in questi ultimi tempi con il nuovo governo Lega-5 Stelle.

Secondo i calcoli, tra «scudi», concordati, sanatorie, condoni, l’erario ha incassato negli ultimi 45 anni 131,8 miliardi di euro.

Considerando i gettiti delle singole misure, l’operazione più «vantaggiosa» per le casse dello Stato è stata la sanatoria fiscale del 2003, che ha permesso al fisco di riscuotere 34,1 miliardi. Altrettanto significativo è stato quello fiscale-valutario, che nel 1973 ha aperto la lunga stagione dei condoni nel nostro Paese.

La misura, avviata prima della riforma fiscale che ha introdotto l’Irpef, ha consentito di incassare 31,6 miliardi. Anche le sanatorie applicate negli anni ‘80 sono state particolarmente «generose»: tra il condono fiscale e quello edilizio intercorsi tra il 1982 e il 1988, lo Stato ha beneficiato di 18,4 miliardi di euro. Anche la voluntary disclosure 2015-2017 è stata inserita dall’Istat tra l’elenco dei principali condoni introdotti dal legislatore italiano, e ha consentito un gettito di 5,2 miliardi.



«Premesso che l’applicazione di qualsiasi condono fiscale è a nostro avviso immorale ed eticamente inaccettabile - commenta il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - ha senso introdurlo solo quando è prevista una riforma che riscrive completamente il rapporto tra il fisco e il contribuente. Se, come pare di capire, il nuovo Governo è intenzionato ad avviare in tempi relativamente brevi la ‘dual tax’, l’introduzione della cosiddetta ‘pace fiscalè sarebbe giustificata, perchè consentirebbe di azzerare una volta per tutte i contenziosi fiscali attualmente sul tavolo dei giudici tributari».
Secondo l’analisi della Cgia, dalla rottamazione delle cartelle esattoriali lo scorso anno il fisco ha incassato 3,9 miliardi. Una misura una tantum - secondo l’ufficio studi - che è servita a ridare un pò di ossigeno alle casse pubbliche e a «ingrossare» i risultati della lotta all’evasione, che rimangono ancora inferiori alle attese.

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