Cottarelli star del Festival Tasse, governo, tagli...

Era il nome più atteso, complici le vicende degli ultimi giorni, al Festival dell’Economia. Carlo Cottarelli, il signore dei tagli alla spesa, presidente del consiglio incaricato nelle pieghe della trattativa tra Qurinale e Lega-M5S, non ha deluso le attese.

Una sala gremita e inaccessibile già mezz’ora prima dell’appuntamento e un lungo applauso della platea hanno accolto l’arrivo di Cottarelli, a Trento a presentare il suo libro «I 7 peccati capitali dell’economia italiana».

Ecco cosa ha detto a Trento:

«È un’ottima notizia che io sia riuscito a venire, un’ottima notizia per me e per l’Italia, un governo politico è la migliore soluzione, su questo sono sempre stato d’accordo con Sergio Mattarella».

«Io credo sia una cosa molto buona che si sia formato un governo politico. Perché evita di dover dover andare di nuovo a elezioni e altri tre mesi di campagna elettorale, che sarebbero stati concentrati di nuovo sulla questione dell’euro, che adesso credo sia stata tolta dal tavolo».

«Io non sono d’accordo su tutti gli aspetti del programma. L’ho detto più volte. La parte che mi crea qualche problema è l’idea che per crescere di più bisogna fare più deficit. L’Italia ha un debito elevato e quello è un problema».

«La parte su cui sono d’accordo è quella che riguarda la semplificazione della burocrazia, la lotta alla corruzione e la lotta all’evasione fiscale. Anche se quanto agli strumenti, io ne userei degli altri».

«Sono fermamente convinto che sarebbe un errore per l’Italia uscire dall’euro, sia perché sarebbe difficile il processo di uscita sia perché non è che se usciamo possiamo fare quello che vogliamo perché stampiamo soldi e diventiamo tutti ricchi».

«Uscire dall’euro non serve» nemmeno per recuperare competitività, obiettivo che si può raggiungere «facendo tante riforme» e «riducendo i costi per le imprese» a partire da quelli della burocrazia.

«Un po’ mi ha sorpreso. Quando il presidente Mattarella mi ha chiamato avevo appena finito di correggere i compiti dei miei studenti e mi accingevo a vedere la quarta puntata della sesta serie di Breaking bad».

«Quale sarebbe stato il mio primo intervento se fossi diventato presidente? Sarei stato il Presidente del Consiglio di un governo che portava il Paese alle elezioni, quindi una cosa di quattro mesi. La cosa fondamentale, prima di tutto, sarebbe stato affrontare l’emergenza degli sbarchi, perché è un problema che stagionalmente diventa molto pressante durante l’estate. Quindi avrei cominciato a guardare cosa si poteva fare su quel fronte».

«Io ho più volte detto che secondo me non possiamo avere una riforma che ci fa spendere di più in termini di pensioni. Credo che quello sia un problema. Si possono fare aggiustamenti alla legislazione anche per categorie che sono particolarmente a disagio. Ma spendiamo purtroppo già troppo».

«In Germania la legge di bilancio per il 2019 fa male all’Italia e fa male all’Europa, perché per il quarto anno consecutivo continuano ad avere un surplus in paese dove debito è già sceso, stanno esagerando».

«Non ho niente in contrario sul fatto che si vada in Europa a dire che dobbiamo difendere meglio il nostro interesse. Spesso non lo abbiamo fatto bene in Italia perché spesso ci muoviamo in ritardo rispetto alla Francia e alla Germania. Ma dobbiamo farlo all’interno dell’Unione europea e alla zona Euro».

«L’unica spesa assolutamente da non tagliare è quella della pubblica istruzione, le disuguaglianze che pesano di più sono quelle ai punti di partenza. Se uno è più bravo deve avere successo maggiore ma punto di partenza deve essere uguale per tutti».

«Non credo che la flat tax sia una buona idea in termini di distribuzione del reddito, penso che sia necessario un sistema di tassazione progressiva, senza raggiungere gli eccessi del Regno Unito o della Svizzera degli anni 70. Il livello attuale di progressività mi sembra abbastanza ragionevole e non credo che sia particolarmente utile passare a un minor grado di progressività con la flat tax».

«Penso che manchi in Italia una adeguata tassazione dell’eredità, perché la tassa sulla successione in Italia è troppo bassa».

Nel programma del governo Lega-M5S «c’è la lotta all’evasione fiscale ma lo strumento è sbagliato, si chiama pace fiscale ma si parte dall’ennesimo condono, tra l’altro molto molto generoso, credo sia un errore».

«Le prossime elezioni ci saranno penso fra cinque anni, quindi c’è tempo per pensarci. Ho sempre pensato che per fare il politico vero e proprio ci vuole stomaco più forte del mio».


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