Rurali sulle app: investiti 160 mln La sfida hi-tech di Cassa Centrale

La prima assemblea di Cassa Centrale Banca da capogruppo nazionale (ancora non formale, l’istanza è stata presentata il 19 aprile), ha approvato un bilancio con 13,4 milioni di euro di utile netto, che sale a oltre 35 milioni con le controllate Phoenix, Ibt, Ibfin, Assicura. Per la prima volta all’assemblea hanno partecipato 94 presidenti di Casse rurali, Raiffeisen e Bcc di tutta Italia (123 i soci totali presenti), con un patrimonio complessivo balzato a 1 miliardo 73 milioni. Per rispondere alla sfida delle banche via web e del fintech, da Google ad Amazon, Cassa Centrale investe 160 milioni in tre anni in informatica, banca virtuale, app, servizi sullo smartphone. E assume 100 nuove figure specializzate.

Ieri al Grand Hotel Trento si incontravano esponenti di banche di quasi tutte le regioni. Giulio Cesare Sottanelli è il presidente della Banca del Gran Sasso, una delle due abruzzesi che ha aderito al gruppo Ccb (le altre sono andate con Iccrea). «La ricostruzione a L’Aquila sta finalmente partendo - dice - Nelle zone terremotate di recente invece siamo più indietro». Il presidente di Cassa Centrale Giorgio Fracalossi sottolinea che «è la prima assemblea a cui partecipano tutte le banche aderenti al gruppo».

«Il bilancio si chiude positivamente come quelli delle società del gruppo» conferma Fracalossi. Cassa Centrale Banca , come ha spiegato il direttore generale Mario Sartori , ha un attivo di 6,2 miliardi, un patrimonio di 1,1 miliardi e un indicatore di solidità (Total capital ratio) «schizzato» ad un eccezionale 98,96% grazie proprio all’aumento di capitale. Le commissioni nette salgono a 46,9 milioni, di cui 38 retrocessi alle Bcc e Casse rurali. L’utile netto, come detto, è di 13,4 milioni. I dipendenti a fine 2017 sono 232, ma stanno aumentando.

Phoenix Informatica Bancaria, presieduta da Carlo Vadagnini e ora controllata da Ccb all’80,31%, chiude con un utile di 17,4 milioni rispetto ai 14,1 del 2016. Il valore della produzione cresce a 91,2 milioni, il patrimonio netto a 97,6 milioni. Su tutto il territorio nazionale sono 1 milione i clienti che utilizzano il prodotto Inbank, oltre 2.600 gli sportelli bancomat gestiti, 65.000 i Pos, 120 le banche clienti. Risultati positivi anche per Informatica Bancaria Trentina (Ibt) e il gruppo Ibfin e per Assicura Group , che da quest’anno sale a 80 banche convenzionate, 115 milioni di premi danni, 2,4 miliardi di prodotti di investimento assicurativo, 334 milioni di contributi ai fondi pensione, per complessivi 230 mila clienti sottoscrittori di 387 mila polizze. Ed è in arrivo il nuovo accordo con l’ Itas .

«Il 19 aprile abbiamo presentato alla Banca d’Italia l’istanza per diventare capogruppo» ricorda poi Fracalossi. Che peso potrebbe avere col nuovo governo la richiesta di moratoria sulla riforma del credito cooperativo? «Non possiamo restare a bagnomaria per 18 mesi» è il commento. I nuovi gruppi nazionali dovrebbero partire il 1° gennaio 2019. Il gruppo Ccb, che dopo le ulteriori fusioni conterà 90 banche di cui 20 Rurali trentine, avrà 1.500 sportelli, 11.000 dipendenti, 45 miliardi di impieghi, 73 miliardi di attivo, 6,7 miliardi di patrimonio, un Cet1 consolidato (indice di solidità) del 18,2%.

«La sfida che dobbiamo affrontare è in primo luogo tecnologica, con la nuova concorrenza dei servizi bancari offerti da giganti come Google e Amazon - afferma Fracalossi - Perciò investiamo 160 milioni in tre anni in informatica, banca virtuale, app. Dobbiamo creare l’anagrafe unica dei clienti. Prevediamo circa 100 nuove assunzioni di personale specializzato come gruppo. Abbiamo raggiunto un accordo con Iccrea per allungare al 2021 il contratto con Phoenix e Ibt per 45 Bcc che hanno aderito all’altro gruppo».

Mentre la Cassa rurale va su una app, resisterà il radicamento territoriale? «Per noi la Bcc radicata sul territorio con i suoi soci resta al centro del progetto. Certo, dovrà essere una buona banca, solida ed efficiente. Il gruppo gestirà strategie e controlli».

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