Nel 2017 persi 83 negozi, -184 in 5 anni Ora a rischio i dipendenti di Prenatal Ma ci sono più farmacie e 3 negozi di armi

La direzione della catena di negozi di articoli per mamme e bambini Prenatal ha avviato la procedura di riduzione del personale per 45 addetti alle vendite con la chiusura dei negozi di Milano Corso Buenos Aires e di Gorizia e il ridimensionamento di 22 punti vendita, dove lavorano complessivamente 222 persone, tra cui quello di Trento. Lo comunica la Fisascat Cisl.

L’incontro tra azienda e sindacati sugli esuberi è convocato il 3 maggio a Roma.

La società parla di significativa flessione delle vendite a causa della concorrenza delle catene low cost e dell’e-commerce. Ed è solo l’ultimo caso. In Trentino al 31 dicembre scorso si contano 5.639 negozi, 83 in meno in un anno (-1%), quasi 200 in meno in cinque anni, cioè da fine 2012.


Prenatal, che ha chiuso il bilancio 2016 con oltre 20 milioni di euro di rosso, dall’anno scorso è diventata una joint venture tra Giochi Preziosi e Artsana , controllata al 60% dalla Investindustrial di Andrea Bonomi , la stessa che ha appena messo in liquidazione Valtur . Il villaggio di Marilleva è stato «salvato» da Cassa Depositi e Prestiti e dalla Th Resorts partecipata da Isa.

Ma anche Artsana Chicco ha qualche problema. In un recente incontro nazionale con i sindacati sul contratto integrativo, l’azienda ha sottolineato la sempre più spinta competizione, con diversi concorrenti in crisi, e l’affermazione del canale on line che è arrivato al 12% del mercato e ha segnalato la situazione di particolare difficoltà di dieci punti vendita, di cui però non è stato fornito l’elenco, nonostante l’esplicita richiesta delle organizzazioni sindacali. Artsana Chicco ha un negozio a Trento e uno a Bolzano.


Il quadro aggiornato della situazione in Trentino emerge dai dati dell’Osservatorio nazionale del commercio del Ministero dello sviluppo economico. A fine 2017 si contano 5.639 esercizi commerciali, 83 in meno in un anno e 184 in meno in cinque anni (-3%). I supermercati e gli esercizi non specializzati sono complessivamente stabili intorno a quota 1.000. Tra essi, gli ipermercati, cioè gli esercizi sopra i 2.500 metri quadri, restano sempre 6. I supermercati, esercizi fra i 400 e i 2.500 metri quadri, sono saliti nell’ultimo anno di due unità a quota 190. I minimercati tra 200 e 400 metri sono aumentati del 2% a 565.


La contrazione dei punti vendita «fisici» si concentra negli esercizi specializzati. I negozi di alimentari scendono in un anno da 941 a 928, con 13 unità in meno. Si riducono in particolare le macellerie, scese del 7% a 114, e i panifici, diminuiti di un altro 4% a 153 esercizi. Stabili a quota 65 i negozi di informatica e telecomunicazioni, con uno spostamento però a favore della telefonia e a danno dei computer.


Calano gli esercizi di abbigliamento: a fine 2017 sono 881, cioè 13 in meno del 2016. Se si considerano però quelli generici, il calo è di ben 33 unità a quota 483: -6%. Tra le altre tipologie, perdono colpi le calzature (-6%), i prodotti tessili (-4%), i mobili (-3%), mentre crescono farmacie (+6%) e parafarmacie (+5%). Salgono poi a tre i negozi di armi e munizioni. Erano solo uno due anni fa.

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