Svolta in bilanci Casse rurali 30 mln di utili, ma meno prestiti

di Francesco Terreri

Le Casse rurali trentine chiudono il 2017 con oltre 30 milioni di euro di utili cumulati. Il dato potrebbe ancora essere corretto con le ultime rettifiche, ma rappresenta comunque una svolta rispetto ai 25 milioni di perdite del 2016 e al maxi rosso di 115 milioni del 2015. Inoltre quasi tutte le 25 Casse riescono a chiudere in positivo. Tra le poche in rosso, l’unica grande è la Rurale di Rovereto, che perde 4,5 milioni. Le banche coop trentine, in vista della nascita del gruppo Cassa Centrale, sono riuscite a diminuire i crediti in sofferenza del 22%, anche grazie alle cessioni. I prestiti complessivi sono però in calo del 5% e addirittura del 10% quelli verso le imprese.

Le Rurali quindi procedono verso il risanamento e il rafforzamento ma si ritrovano col freno a mano tirato sui prestiti. Per quanto riguarda Rovereto, il presidente Geremia Gios spiega che il risultato negativo deriva dalla perdita del primo semestre 2017, mentre il secondo è finito in pareggio e la Cassa sta tagliando drasticamente i suoi crediti malati.

Ma i concorrenti stanno provando ad approfittare della riorganizzazione e del riassetto complessivo del credito cooperativo. L’altra sera i vertici di Volksbank hanno incontrato i soci trentini al Gran Hotel Trento. La Cassa di Risparmio di Bolzano non fa mistero di puntare sul Trentino.
Entrando nel dettaglio dei primi risultati 2017 delle Rurali, che l’Adige è in grado di anticipare, la raccolta diretta, cioè depositi e obbligazioni bancarie, è praticamente stabile a 12,6 miliardi. Vola invece oltre i 4,3 miliardi del 2016 la raccolta indiretta, fondi di investimento e gestioni patrimoniali cioè il cosiddetto risparmio gestito.

In contrazione, come detto, i crediti. I prestiti complessivi delle Rurali, compresi quelli in sofferenza, diminuiscono del 5% attestandosi a 10,2 miliardi. Ma anche se si considerano gli impieghi «vivi», escludendo cioè le sofferenze, il volume è in calo del 3%. Tengono i crediti alle famiglie, vanno giù di ben il 10% i finanziamenti alle imprese. In particolare sono in caduta libera i prestiti al mattone, dove le Rurali erano particolarmente esposte con più di un terzo dei crediti totali. L’anno scorso i finanziamenti all’edilizia sono diminuiti del 20%, quelli all’immobiliare del 17%.

Giù pure i crediti al settore estrattivo, cioè il porfido, con un decremento del 22%. Più contenuti i cali negli altri settori: meno 7% al commercio, meno 5% all’industria manifatturiera, meno 3% all’agricoltura. In controtendenza i trasporti, dove i prestiti delle Rurali aumentano del 5% a circa 160 milioni.

Ma la partita più delicata, anche per l’avvio del gruppo nazionale, è quella dei crediti «malati». Le sofferenze delle Rurali trentine diminuiscono nel 2017 del 22%, scendendo da 1,4 a 1,1 miliardi cioè dal 12,5 a poco più del 10% del totale dei crediti. In quest’ambito, i debiti non pagati dalle famiglie scendono da 217 a 175 milioni, mentre gli insoluti delle imprese calano da 1.241 a 951 milioni.
Alle sofferenze vanno però aggiunte le inadempienze probabili, i vecchi incagli, che scendono dall’11,5 a meno del 10% del totale.

Complessivamente i crediti deteriorati scendono a 2 miliardi, il 19,8% dei prestiti. A questo hanno contribuito le massicce cessioni di sofferenze coordinate da Cassa Centrale. Siamo però ancora lontani dall’obiettivo fissato da Bce e Bankitalia: arrivare cioè al 10% di crediti malati sul totale.

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