L'industria tira la ripresa: ricavi +6% «Ma è difficile trovare ingegneri, matematici, fisici»

di Francesco Terreri

Il fatturato dell'industria manifatturiera trentina sta crescendo del 6%. Gli ordinativi, che indicano le prospettive di crescita, dell'8%. Le esportazioni di macchinari, agroalimentare, carta, tessuti registrano un balzo vicino all'11%. La manifattura sta trainando la ripresa. «Il 2017 è l'anno migliore dopo la crisi del 2008» afferma Giulio Bonazzi , presidente di Confindustria Trento e numero uno di Aquafil, la new entry trentina a Piazza Affari. Confindustria conferma i dati di Camera di Commercio e Istat. Gli investimenti sono in netto aumento, addirittura raddoppiati quelli agevolati dalla Provincia ( l'Adige del 22 novembre 2017). Il traino sono soprattutto gli sconti fiscali nazionali sui nuovi macchinari digitali, l'industria 4.0. 

E l'occupazione? L'industria nel suo complesso conta, secondo l'Istat, circa 60 mila addetti, oltre 2.200 in più di un anno fa. La manifattura, costruzioni escluse, ne ha 43.300, 1.350 in più in un anno pari ad un aumento del 3%. Un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, anche se molte chiamate sono a termine per coprire i picchi produttivi. «Ma la tendenza è sempre alla fidelizzazione dei lavoratori - sottolinea Bonazzi - Semmai scarseggia la manodopera specializzata, tecnici e laureati adatti alle tecnologie innovative. Ci sono ancora troppo pochi ingegneri meccatronici, ma anche pochi periti industriali e si trovano con difficoltà laureati in fisica e matematica, sempre più importanti». 

Il 2016 e l'inizio del 2017 hanno visto il precipitare di rilevanti crisi aziendali: dopo Whirlpool e Malgara , sono andate in crisi o sono state chiuse la Leali Steel , la Premetal , la Cmi-Calvin Klein , senza considerare il mondo dell'edilizia, con centinaia di lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione o in mobilità. Ma in quasi tutti i casi sono subentrate nuove imprese, dalla Vetri Speciali a Gardolo alla Bertagni a Borghetto di Avio, dalla Iamec-Focchi nella ex Premetal, alle Acciaierie Venete a Borgo Valsugana. L'occupazione riparte, a volte più spedita, in altri casi lentamente (vedi box). 

Proprio questi nuovi arrivi e le nuove aziende nate o insediate al Polo Meccatronica di Rovereto hanno fatto aumentare come non accadeva da anni gli associati a Confindustria. «Abbiamo 50 aziende nuove associate - annuncia Bonazzi - al contrario degli anni della crisi dove si era vissuto un numero decrescente». Gli associati a Confindustria Trento, precisa il direttore Roberto Busato , sono ora 650, «da 2 a 100 e più addetti, la media aziendale trentina è più piccola di altre regioni». Bonazzi rimarca anche il ricambio generazionale della struttura dell'associazione: «Abbiamo tante nuove figure giovani nella squadra e le donne hanno superato gli uomini». 

I dipendenti di Confindustria sono una sessantina considerando anche le società di servizi collegate. Tra le strutture di supporto all'internazionalizzazione c'è, in particolare, Trentino Export, il consorzio guidato da Barbara Fedrizzi a cui aderiscono 150 imprese. «Così portiamo anche le piccole aziende sui mercati esteri». A proposito di figure professionali, com'è il rapporto col sistema formativo trentino e l'Università? «Nel caso dell'Ateneo, il cambio di passo c'è stato col rettore Daria De Pretis » sostiene Bonazzi. «Vorremmo vedere qualcosa di più sulla meccatronica» aggiunge il direttore Busato. Per quanto riguarda gli istituti professionali, il problema è che loro stessi fanno fatica ad attrarre allievi. «Quelli che escono non hanno problemi a trovare lavoro - osserva Busato - Bene l'insediamento delle scuole nel Polo Meccatronica ma i tempi stanno andando per le lunghe». Confindustria prosegue con le sue iniziative sul tema formazione e conoscenza, come il progetto «Tu sei» con la Provincia dove «ci sono sempre più scuole che aderiscono».
Sui rapporti col sistema bancario gli Artigiani recentemente sono stati critici. «Il credito sta cambiando - dice Bonazzi - Le Casse rurali col gruppo devono definire un sistema di concessione fidi più simile a quello delle grandi banche. Anche nostre piccole imprese soffrono. È importante rafforzare il nuovo Confidi, il nostro Alessandro Lunelli sta facendo un lavoro importante in questo senso. Anzi servirebbe l'unione con Cooperfidi». 

Infine, ma non per importanza, i rapporti con la Provincia. «La manovra 2018 è stata fatta con un grado più elevato di certezze, sia per la ripresa del Pil che nei rapporti con lo Stato - afferma Bonazzi - In questo quadro, il governo provinciale ha cercato di fare il massimo, ha mantenuto le promesse e aumentato gli stanziamenti soprattutto per opere infrastrutturali. Avremmo solo voluto vedere qualcosa di più sull'Imis che pesa sulle nostre imprese».

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