I lavoratori del Sait votano sì all'accordo

di Francesco Terreri

Alla fine del giorno più lungo dei lavoratori Sait, e forse dell’intera Cooperazione trentina, è stato firmato presso il Servizio lavoro della Provincia l’accordo che dimezza gli esuberi da 116 a 60. Hanno firmato tutte le organizzazioni sindacali, compresa la Filcams Cgil, riottosa fino all’ultimo. Decisivo il referendum tra i lavoratori della sede centrale del Consorzio in via Innsbruck all’interporto. Su 353 possibili votanti, hanno votato in 215, cioè più della metà. Di essi 140, pari al 65%, hanno detto sì, 69 i contrari, 5 schede bianche, una nulla.

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A questo punto i sindacati hanno ottenuto il mandato per firmare l’accordo, i cui capisaldi sono la drastica riduzione dei licenziamenti da 116 a 80, la ricollocazione entro due anni di 20 licenziati in altre cooperative, con il totale degli esuberi che scende quindi a 60, un incentivo all’esodo di 1,3 milioni di euro più attività di formazione, l’aumento della produttività del magazzino generi vari a cui viene legato il premio del contratto integrativo.

La lunga giornata dei lavoratori Sait è cominciata alle 8.30 presso la sala mensa della sede di via Innsbruck, l’unica che poteva contenere i circa 200 partecipanti all’assemblea che doveva valutare l’ipotesi di intesa sugli esuberi. Il clima in sala non era favorevole all’accordo. Contrari soprattutto i magazzinieri, che vedono legare una parte importante del loro stipendio a aumenti di produttività ritenuti troppo elevati. Ma anche molti cassintegrati, che pure vedrebbero ridurre la probabilità di essere licenziati dalla riduzione degli esuberi, non ci stanno.

Sentimento dominante, più che la solidarietà tra lavoratori, è la paura. «Non c’è più fiducia nel Consorzio» afferma il segretario della Filcams Cgil <+nero>Roland Caramelle<+testo>. Fuori dell’assemblea, alcuni cassintegrati commentano: l’azienda vuole dividerci. Una lavoratrice, non in cassa, sostiene che il contratto integrativo salterà comunque.

Molti altri dipendenti, tuttavia, vorrebbero dire la loro ma non se la sentono di intervenire in assemblea. Che si conclude senza un voto. A quel punto Fisascat Cisl e Uiltucs avviano una votazione a scrutinio segreto, con tanto di urna e cabina elettorale in Sala 100, per fare esprimere tutti. Votano gli addetti Sait della sede di via Innsbruck, quelli cioè potenzialmente interessati ai tagli occupazionali. Viene chiamata a partecipare anche la Filcams. Caramelle rientra in Sait poco prima di mezzogiorno, chiaramente arrabbiato: non si fanno referendum sui licenziamenti, dice, l’assemblea gli ha detto no e loro si sono inventati questa votazione. Tuttavia la Filcams resta in sede, tra i suoi aderenti c’è chi vota e chi non vota. Il voto è previsto dalle 12 alle 14, poi viene prolungato per aspettare i lavoratori dell’ortofrutta, che entrano dopo. Poco prima delle 17 il risultato.

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