L'inchiesta: Casse rurali, corsa alla fusione Dimezzate da 45 a 22, e non è finita L'obiettivo finale: scendere a quota 15

di Francesco Terreri

Da ieri le Casse Rurali di Lavis e Mezzocorona sono una banca sola, la Rurale Lavis Mezzocorona Valle di Cembra. Tra un mese si unificheranno la Rurale Val di Fassa e Agordino con Primiero e Vanoi, le assemblee straordinarie sulla fusione sono convocate venerdì prossimo 6 ottobre. Entro l’anno arriva l’aggregazione tra le Rurali di Fiemme e Centrofiemme Cavalese, mentre per Rovereto con Alta Vallagarina e Isera si dovrà aspettare il 2018. E dal 1° luglio del prossimo anno, l’accordo è di pochi giorni fa, si fonderanno Giudicarie Valsabbia Paganella e Saone, che ha rinunciato all’ipotesi di unione con Ledro.

Nel complesso le Rurali trentine si dimezzano in sette anni, passando da 45 del 2011 a 22 a metà dell’anno prossimo.

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In questo periodo il credito cooperativo trentino ha retto sulla raccolta di risparmio, ma ha perso fortemente terreno nel mercato dei crediti e si ritrova più debole dal punto di vista patrimoniale per le consistenti svalutazioni dei prestiti in sofferenza.

A fine 2011, tra conti correnti e obbligazioni, la raccolta diretta delle Rurali ammontava a 12,4 miliardi di euro. Alla fine dell’anno scorso erano 12,6 miliardi, 185 milioni in più. Il vero boom però c’è nei titoli e fondi di investimento (raccolta indiretta), cresciuti tra il 2011 e il 2016 di 998 milioni, da 3,6 a 4,6 miliardi. In tutto, il risparmio custodito e gestito dalle Rurali è aumentato di 1,2 miliardi. I soci sono 127 mila.

I prestiti delle Rurali, invece, sono crollati nello stesso periodo di 1.392 milioni, passando da 12,2 a 10,8 miliardi. La quota di mercato, che era al 53,6% nel 2011, l’anno scorso è scesa per la prima volta sotto il 50 per cento, al 49,1%. Nell’ambito dei prestiti, le sofferenze sono esplose passando da 417 a 1.341 milioni e le perdite di esercizio hanno abbassato il patrimonio di 216 milioni, da 1,7 a 1,5 miliardi. Nel primo semestre di quest’anno compare un’inversione di tendenza, con un utile netto complessivo delle Casse di 7 milioni.

Un primo progetto per passare da 43 a 23 Rurali fu presentato dalla Federazione della Cooperazione nel convegno di settore dell’ottobre 2014, ma non ebbe una buona accoglienza. Le resistenze erano motivate sia dalla sottolineatura del legame col territorio che poteva ridursi in una banca più grande, sia da preoccupazioni per gli inevitabili tagli a consigli di amministrazione e dirigenti. Una forte accelerazione è stata imposta invece dalla riforma del credito cooperativo e dall’avvio della costituzione dei gruppi nazionali.

Come hanno riaffermato gli esponenti della Banca d’Italia al meeting di Cassa Centrale «Territori, persone valori» tenutosi mercoledì scorso a Milano, in vista degli esami della Banca Centrale Europea non solo il gruppo ma anche le singole banche di credito cooperativo devono presentarsi solide.

Nel 2011 si contavano 45 Casse rurali con 380 sportelli e 2.308 dipendenti. A fine 2015 le Casse erano ancora 41, con 365 sportelli e 2.275 bancari.

L’anno scorso il primo drastico taglio: le Rurali scendono a 36, con 340 sportelli e 2.212 dipendenti. Con le fusioni di quest’anno di Alto Garda con Valle dei Laghi, Valsugana, Val di Sole, Vallagarina, Rotaliana, sono calate a 28. A fine anno saranno 25, a metà 2018 diverranno 22.

Sono ancora in discussione le aggregazioni in Val di Non e in Rendena. Poi c’è Ledro, che entro l’anno deciderà il da farsi in assemblea. Ma l’obiettivo finale, più volte espresso da Cassa Centrale, è di scendere verso quota 15.


 

STRETTA SUI CREDITI «MALATI»

Di fronte alla richiesta della Banca d’Italia di ridurre la massa dei crediti deteriorati del nuovo gruppo bancario, il direttore generale di Cassa Centrale Banca Mario Sartori, al meeting «Territori, persone valori» tenutosi mercoledì scorso a Milano, si è spinto a fissare un obiettivo rilevante: passare in due anni dal 19 al 15% di prestiti malati in rapporto a quelli totali, sia attraverso cessioni sia attraverso valorizzazioni.

Significa scendere dall’attuale livello superiore a 8 miliardi di euro a poco più di 6 miliardi, con una riduzione vicina ai due miliardi. Sulla base di questa indicazione, le Casse rurali trentine dovranno tagliare i propri crediti deteriorati di oltre 500 milioni, passando dai 2,5 miliardi di oggi a 2 miliardi circa.

I dirigenti di Bankitalia presenti a Milano, guidati dal responsabile del servizio Supervisione bancaria 1 Ciro Vacca, hanno sollecitato Cassa Centrale, come stanno facendo con Iccrea, perché il gruppo bancario in formazione arrivi preparato e solido all’appuntamento della prossima primavera con gli esami e gli «stress test» della Bce. La Banca Centrale Europea sta per pubblicare un’indicazione quantitativa «forte» sulla riduzione dei crediti in sofferenza da parte dellle banche dell’Eurozona, compresi i nuovi gruppi bancari cooperativi italiani. L’obiettivo indicato da Sartori dovrebbe essere in linea con le indicazioni Bce: scendere al 15% di deteriorato lordo sul totale dei crediti e avere una copertura del 60% sulle sofferenze e del 30% sulle inadempienze probabili. In Trentino a fine 2016 le Rurali avevano crediti deteriorati per 2 miliardi 579 milioni, di cui 1 miliardo 341 milioni sono sofferenze, cioè i prestiti più compromessi, e 1 miliardo 251 milioni inadempienze probabili, i crediti più recuperabili. Le coperture, cioè i fondi accantonati per far fronte a possibile perdite, si avvicinano già ai livelli richiesti dalla Vigilanza. I prestiti malati al netto delle coperture restano comunque a 1,4 miliardi, mentre il patrimonio delle Casse rurali è di poco superiore: 1,5 miliardi.

Con la costituzione del gruppo nazionale, Rurali e Bcc saranno garantite dal patrimonio della capogruppo, che sarà di 1,2 miliardi, e da quello dell’intero gruppo, 7 miliardi, grazie al sistema di garanzie incrociate. Inoltre, un’operazione di cessione di sofferenze è già in arrivo: è il Progetto Buonconsiglio di Cassa Centrale con cui verranno cartolarizzati 562 milioni di debiti non pagati, di cui circa 200 delle Rurali trentine.

Ma è necessario mettere in sicurezza anche le singole Bcc che aderiscono al gruppo. A Milano Sartori ha chiarito che, in base ad un sistema di valutazione «molto prudenziale», sono 4 le banche con il «semaforo rosso», tra le quali la Cassa Rurale di Rovereto, unica trentina, e rappresentano il 3% degli attivi del gruppo. Per tutte e quattro ci sono piani di risanamento e di fusione che, come spiegato nella pagina a fianco, è una via maestra per rendere solide le Rurali.

Altre 9 Casse rurali e Bcc, che rappresentano il 7% degli attivi, presentano qualche difficoltà, cioè hanno il «semaforo giallo».
«In ogni caso - ha sottolineato Sartori - tutte le banche che aderiranno alla capogruppo saranno risanate prima dell’avvio». Nel caso di Rovereto si aspetta, ma sta tardando, la decisione del Fondo nazionale temporaneo delle Bcc sul sostegno alla fusione con Alta Vallagarina e Isera, che richiederà un intervento vicino a 50 milioni.

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