Mele, per un anno 400 disoccupati Gli stagionali che restano a casa

Dei 1.600 lavoratori e lavoratrici dell’ortofrutta trentina, fra stabili e stagionali, 400 hanno ormai perso il lavoro fino alla fine dell’anno prossimo o all’inizio del 2019. Si tratta, spiega Manuela Faggioni della Flai Cgil e della segreteria provinciale, degli stagionali chiamati nei momenti di picco della lavorazione delle mele, a cavallo dell’autunno-inverno. 


Picco che quest’anno non ci sarà dopo le catastrofiche conseguenze delle gelate di primavera e delle grandinate estive. Il prossimo dovrebbe esserci, appunto, a fine 2018. Intanto sarà ridotta al minimo la chiamata di studenti, pensionati, lavoratori stranieri per la raccolta. Ma anche gli altri 1.200 addetti del settore hanno bisogno di ammortizzatori sociali.

E gli 1,5 milioni stanziati finora dalla Provincia non bastano: «Ne servono almeno 4» afferma Faggioni. «Abbiamo incontrato il Consorzio La Trentina che ci ha ribadito che l’accordo con Melinda non ha conseguenze occupazionali - dice Faggioni - Il meteo invece ne ha. Le gelate avevano colpito soprattutto Melinda, le recenti grandinate hanno danneggiato anche la produzione della Trentina».

Chi ha già perso il lavoro, precisa Faggioni, sono i circa 400 stagionali chiamati nei momenti di picco della produzione. «Resteranno disoccupati almeno un anno. Sono però lavoratori che non ricavano il loro reddito principalmente dai consorzi melicoli».

Per gli altri 1.200 tra fissi e stagionali «storici», che ricavano gran parte del proprio reddito dal lavoro nei magazzini frutticoli, non è prevista dalle norme la cassa integrazione né rientrano nel campo di applicazione del Fondo di solidarietà trentino, da cui l’agricoltura è esclusa.

«Con le Organizzazioni di produttori stiamo lavorando ad un accordo sul finanziamento dell’ente bilaterale dell’ortofrutta da parte delle aziende e dei lavoratori - prosegue Faggioni - Abbiamo trovato disponibilità e l’accordo è a buon punto».

In questo modo verrebbero recuperate risorse per l’ammortizzatore sociale dei lavoratori del settore. Perché le risorse stanziate dalla Provincia con l’assestamento di bilancio, 1,5 milioni, non bastano. «Per un sostegno dignitoso a tutti i lavoratori del comparto - sottolinea Faggioni - servono 4 milioni di euro».

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