Grandine anche ieri in val di Non, è la mazzata finale per le mele

Se in val di Non c'erano ancora meleti poco sfregiati dalla grandine delle scorse settimane, è arrivata ieri la «mazzata» finale sui campi di Cles, Taio, Revò, Cagnò e dintorni, un'area molto coltivata finora uscita quasi incolume dalle avversità del meteo di questo sfortunato 2017.
Ieri sera non c'è stato tempo per verificare l'entità dell'ultimo colpo ricevuto dalle coltivazioni nonese, ma la grandine è caduta copiosa e con violenza, come ha fatto anche poco dopo su tutta la Valle dei Laghi, dove ha provocato anche danneggiamenti alle auto.
La raccolta della prima varietà della stagione, la precoce Gala, è già iniziata, ma sulle piante nonese ci sono ancora tutte le altre mele, la cui produzione totale, per il destinato alla tavola, può considerarsi ridotto del 60%.
«Non ci sono parole per questa annata - ha commentato il presidente del Codipra Giorgio Gaiardelli - già sulle piante c'era poco e niente...».
Questa stagione da dimenticare ha impegnato un centinaio di tecnici dalle compagnie di assicurazione che stipulano contratti con Codipra, i quali poi vengono sottoscritti dai soci del consorzio difesa produttori agricoli.
«Quando come Assomela ci siamo recati in Spagna al convegno di Prognosfruit, avevamo preparato alcuni dati - dice Giulia Montanaro, responsabile relazioni internazionali e previsioni produzione di Assomela -.Mentre eravano là però sono arrivate le grandinate, e così al momento della nostra presentazione, abbiamo mostrato il video della grandinata in val di Non e a Egna e Salorno. Tutti sono rimasti molto colpiti».
La dirigente spiega poi che il totale della produzione si è ridotto, ma la grande diminuzione sarà da riscontare, a fine stagione, sulla percentuale da destinare al consumo sulle tavole, ossia il «prodotto fresco».
La percentuale invece del prodotto destinato alla trasformazione industriale, in succhi e derivati della mela, aumenterà in modo notevole. Certo è che, se liquidato e remunerato del prodotto fresco raggiungono i 40 centesimi al chilo, per l'industria il ricavabile non arriva al centesimo.

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