Sulle ceneri della Premetal arriva la Iamec Dovrà riassumere almeno 35 lavoratori

Questa volta la sensazione, dalle parti di Trentino Sviluppo, è di aver davvero messo a segno un colpaccio. La partita è quella della gestione del crac Premetal, l’impresa della famiglia Pedri specializzata nell’edilizia prefabbricata in acciaio e nella produzione di facciate continue (il gioiellino che ha realizzato alcuni dei progetti edilizi più tecnologicamente avanzati degli ultimi anni, e non solo in Trentino: loro diversi padiglioni dell’Expo di Milano) ora in concordato per dissesto finanziario. «Abbiamo salvato - commentano da via Zeni - il vero patrimonio dell’azienda, la professionalità di operai e tecnici».

È stato siglato ieri l’accordo tra Provincia e Gruppo Focchi , che sulle ceneri della Premetal avvia una nuova iniziativa industriale. Si tratta della Iamec srl (Industria architettura metallica e costruzioni), già attiva al momento con la rete commerciale. La nuova attività, controllata dal gruppo industriale romagnolo Focchi, 165 dipendenti e 50 milioni di fatturato, ora in partenza, dovrà impiegare almeno 35 persone, attingendo prioritariamente proprio tra i lavoratori ex Premetal (anche se buona parte di questi si è già reimpiegata in altre realtà imprenditoriali).

Il vincolo occupazionale incluso nell’accordo firmato ieri dal vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi e il patron del gruppo, Maurizio Focchi. In pratica, si è siglato un contratto di locazione industriale (sei anni più sei a tasso agevolato). La principale leva di trattativa in mano a Trentino Sviluppo nella partita è stata proprio la proprietà del capannone produttivo di 5 mila metri quadrati in zona industriale, già sede di Premetal e futura casa della Iamec.

«Fondamentale nella trattativa si è rivelata quindi la decisione di Trentino Sviluppo - commentano da via Zeni -, il 7 novembre scorso, di risolvere repentinamente il contratto di leasing immobiliare stipulato con Premetal (nel 2013 leaseback da 5,2 milioni, ndr), garantendosi in tal modo libertà di manovra e velocità di risposta nei confronti di possibili acquirenti interessati a rilevare l’attività industriale. Entro fine 2017 verranno riassunti 25 addetti, con precedenza agli ex lavoratori Premetal, per arrivare a 35 addetti in poco più di un anno. È il primo investimento in Trentino del gruppo romagnolo che sta anche progettando l’insediamento di un’altra new.co. in Progetto Manifattura».

«Decisivo ai fini dell’accordo – ha evidenziato Olivi – è stato l’impegno da parte di Focchi nel ricreare l’occupazione che lo stop di Premetal aveva seriamente rischiato di disperdere. Un’operazione di qualità per il territorio che acquisisce un’ulteriore esempio di manifattura innovativa in un settore, l’edilizia, che ha grande bisogno potersi rigenerare». Ed una volta tanto la Provincia non ci mette soldi. Almeno, non in forma diretta. Anche il canone stipulato con Focchi - sottolinea Olivi - è stato dato a valori di poco inferiori al mercato. Il vantaggio competitivo in mano a Piazza Dante era avere in mano l’unico capannone dove l’attività progettata da Focchi potesse essere avviata. Focchi da parte sua si sta ricomprando in proprio con altra trattativa i macchinari dalla procedura. Di circa 5,5 milioni di euro la dimensione complessiva dell’investimento di Focchi su Rovereto.  

Come detto, sul fronte occupazionale Focchi assumerà a regime, presso lo stabilimento produttivo, 35 persone, 25 delle quali già entro dicembre 2017. Per la selezione del personale verrà definito un progetto con l’Agenzia del lavoro, tramite la rete dei servizi territoriali all’impiego, tenendo conto delle esigenze produttive e dei requisiti professionali richiesti, privilegiando per quanto possibile «i lavoratori ex Premetal, l’occupazione giovanile, l’occupazione di lavoratori iscritti nelle liste territoriali di mobilità o comunque di lavoratori del territorio provinciale».
Nato nel 1914, il Gruppo Focchi ha sede a Poggio Torriana, provincia di Rimini, e ad oggi conta 165 dipendenti ed un volume d’affari di 50 milioni di euro. L’azienda romagnola è conosciuta in tutto il mondo per la progettazione, la realizzazione e l’installazione di facciate continue con contenuti altamente tecnologici. Può vantare la costruzione del primo edificio in Italia con la tecnologia del silicone strutturale, l’«Ircaer» a Bologna, seguito poi dal Lingotto a Torino e dalla Haas Haus a Vienna.

È stata anche la prima azienda ad adottare la tecnologia delle grandi vetrate in alluminio e vetro nel settore navale, con la costruzione di 23 grandi navi da crociera. Le innovative facciate «bomb-blast» sono invece state utilizzate a Manchester nell’edificio Marks & Spencer e a Londra nella nuova sede della Borsa di Londra (London Stock Exchange) in Paternoster Square. La più grande facciata puntuale in Italia trova invece realizzazione presso il Pirelli Headquarters a Milano. Ferma restando l’offerta di carpenteria metallica, facciate continue e serramenti, il piano industriale di Iamec prevede inoltre l’avvio in Trentino di un’attività mirata alla produzione di tecnologie e sistemi strutturali prefabbricati modulari e sostenibili misti in acciaio-legno, alla ricerca e sviluppo nell’ambito dei sistemi costruttivi integrati per l’edilizia prefabbricata sostenibile ed antisismica, in collaborazione con i centri di ricerca locali (Università di Trento, Cnr-Ivalsa, Fbk).


«QUI LE ISTITUZIONI AIUTANO CHI FA IMPRESA»

Maurizio Focchi è il patron del gruppo di famiglia, colosso col cuore in romagna e una nuova propaggine a Rovereto, grazie ad una trattativa che, partita a Natale, lo ha portato ad acquisire sede, macchinari, nome e professionalità dell’ex Premetal. «Dovevamo fare in fretta - commenta -. Il rischio era dissipare le competenze. E in questo campo il valore dell’impresa è dato dalla componente umana». La Iamec nasce con 300mila euro di capitale sociale. Le trattativa con la procedura di concordato per l’acquisizione dei macchinari ex Premetal e l’affitto di parte della palazzina degli uffici è in corso. Stime da Trentino Sviluppo parlano di un investimento di 5,5 milioni. «Con la Iamec il gruppo completa la gamma di prodotti, acquisendo la capacità di lavorazioni minori (il gruppo è specializzato in mega cantieri, tipo la Torre Isozaki di Milano, ndr) e, dato che la nostra attività è orientata più all’estero, potremo restare sul mercato italiano, cosa che ritengo indispensabile. Infine, ci è molto piaciuto il clima proattivo percepito nell’interlocuzione con la Provincia. Qui le istituzioni danno una mano a chi fa impresa. E in Italia non è affatto scontato».

 

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