Aperture festive dei negozi in Trentino Confesercenti: «Intervenga la Provincia»

Peterlana: «Si dovrebbe intervenire per diminuire un carico fiscale davvero esorbitante»

«Si potrebbero tenere aperte tutte le attività alla domenica e pure nei festivi se, per gli imprenditori, ci fosse un costo del lavoro accettabile».

Anche Massimiliano Peterlana, vicepresidente di Confesercenti del Trentino,  interviene nella discussione su una revisione delle disposizioni che hanno dato il via alla liberalizzazione degli orari nel commercio. E il «costo del lavoro accettabile», fa intendere il numero due del settore commercio trentino, si può ottenere riducendo le tasse caticate sui negozianti.

«La questione è poliedrica – osserva Peterlana - Da un lato ci sono i lavoratori, da un altro gli imprenditori, da un altro lato ancora un territorio che si dice turistico e poi abbassa le serrande rischiando di non accogliere in modo adeguato i turisti. C’è un corto circuito in corso».

E mentre i sindacati spingono per percorrere la strada della regione Friuli Venezia Giulia - che ha definito le festività in cui le serrande dovranno restare abbassate perché la liberalizzazione delle aperture domenicali e festive avrebbero prodotto più costi che benefici per i lavoratori e anche per le aziende - Peterlana si dimostra scettico.

«Ma è davvero questa la strada giusta?. Credo sarebbe più opportuno trovare un nuovo modello che soddisfi le esigenze di un territorio a vocazione turistica, gli imprenditori e i lavoratori. Il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi si è già impegnato ad intervenire sulla liberalizzazione delle aperture e si è detto pronto ad attivare tutti gli approfondimenti normativi necessari per arrivare in tempi ragionevolmente rapidi ad un disegno di legge in materia».

Per Peterlana «basterebbe prendere esempio fuori dai nostri confini nazionali per capire quale potrebbe essere la soluzione migliore. Si potrebbero tenere aperte tutte le attività che lo decidono e lo chiedono in modo autonomo e facoltativo se, per gli imprenditori, ci fosse un costo del lavoro accettabile. Si potrebbero assumere più persone e creare rotazione per il personale, e le aziende ci starebbero dentro con i costi».

In un comunicato di Confesercenti si legge: «Il costo del lavoro è una delle problematiche che i governi hanno detto di voler affrontare ma rimane lì e si preferisce aggirare l’ostacolo, senza successo. Ancora oggi la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, il cosiddetto cuneo fiscale e contributivo, è pari, in media, al 46,7%».

«Più che discutere di aperture e chiusure dei negozi – conclude Peterlana - si dovrebbe intervenire per diminuire un carico fiscale davvero esorbitante».

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