Commercio, in un anno persi 400 posti

I sindacati: «Orari insostenibili, dimesse 200 neomamme. Stop alle aperture selvagge nei giorni festivi»

di Francesco Terreri

Nei primi undici mesi del 2016 le assunzioni nel settore commerciale in Trentino sono state 7.152, in calo del 7,4% rispetto allo stesso periodo del 2015. Secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia del Lavoro , il commercio è l'unico settore insieme all'estrattivo (porfido) dove le assunzioni sono diminuite, mentre nel complesso sono aumentate del 2,3%. Sempre nel periodo gennaio-novembre 2016, le cessazioni, cioè le uscite dal lavoro per licenziamento, conclusione del contratto, dimissioni, pensione, sono state 7.547. Il saldo occupazionale è quindi negativo di 395 unità. In pratica l'anno scorso nel commercio si sono persi quasi 400 posti di lavoro. Inoltre ogni anno 200 donne si licenziano dal settore commerciale per maternità. «È una fabbrica che sparisce nel silenzio» denunciano i sindacati del commercio Cgil, Cisl, Uil che bocciano la politica di aperture festive indiscriminate. «Le donne si licenziano per le condizioni di lavoro insostenibili per chi è diventata mamma. E, nonostante la corsa all'apertura di nuovi supermercati, l'occupazione complessiva diminuisce perché chiudono piccoli negozi e i nuovi occupati sono a termine o con i voucher».

«Sulla liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali, la Provincia abbia il coraggio di seguire la strada tracciata dalla Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia , introducendo un regolamento che permetta la chiusura nei giorni festivi» affermano i segretari di categoria Roland Caramelle (Filcams Cgil), Lamberto Avanzo (Fisascat Cisl) e Walter Largher (Uiltucs). I sindacati hanno inviato ieri mattina una lettera all'assessore provinciale allo sviluppo economico Alessandro Olivi dove propongono di seguire l'esempio di alcuni territori vicini per accantonare le disposizioni contenute nella legge Salva Italia del 2012 del governo Monti.

I sindacati chiedono una legge apposita, da approvarsi in tempi rapidi, allo scopo di limitare la discrezionalità nelle aperture festive e per tutelare il diritto al riposo e alla famiglia dei lavoratori. Tale normativa, che andrebbe a disciplinare un ambito su cui la Provincia non ha potestà legislativa esclusiva, dovrebbe seguire quella approvata recentemente in Friuli, per cui è in corso una vertenza al Consiglio di Stato.

«Più volte - specifica Caramelle - abbiamo discusso dell'opportunità di introdurre un regolamento che permettesse di salvaguardare i lavoratori dallo sfruttamento e i piccoli esercenti dalla concorrenza delle grosse catene, che tengono aperto anche 70 ore alla settimana con personale assunto con voucher o con contratto di somministrazione. Ora si presenta l'occasione: il Friuli ha infatti stabilito dei limiti precisi alle aperture nei festivi e il Tar ha bocciato un tentativo di ricorso. Se anche il Trentino avesse il coraggio di fare altrettanto, si mostrerebbe una volontà politica chiara nel Nord Italia di tutela dei lavoratori e delle piccole imprese».

L'obiettivo dei sindacati è avere un regolamento provinciale entro il prossimo 25 aprile o, al più tardi, entro la giornata dei lavoratori, il 1° maggio. Sulla questione, si ritiene di avere già l'appoggio dello stesso Olivi, che più volte si sarebbe dichiarato contrario a una liberalizzazione selvaggia del settore, nonché quello degli imprenditori. «Sappiamo - sottolinea Largher - che anche Confesercenti e Confcommercio sono sensibili al problema, dato che le aperture nei festivi svantaggiano soprattutto i piccoli negozi. Per quanto riguarda il lavoro, sei anni di liberalizzazione hanno danneggiato pesantemente il settore, annullando gli accordi integrativi e indebolendo i lavoratori. Ogni anno 200 donne si licenziano dal settore commerciale per maternità, a scapito delle politiche di conciliazione familiare».

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