Il gruppo Dana di Arco compera l’emiliana Brevini

Oggi Dana fattura 577 milioni di euro, Brevini 388. Gli emiliani cedono a Dana 17 stabilimenti in tutto il mondo, dalla Germania alla Cina, 30 filiali commerciali, il settore dei veicoli cingolati (Dana finora puntava sui mezzi a gomma)

di Chiara Turrini

La firma è arrivata venerdì in uno studio notarile di Milano, il traguardo di due anni di trattative: attraverso la controllata Dana Italia, che ha sede ad Arco, il gruppo Usa Dana ha sottoscritto l’impegno definitivo ad acquisire le due principali divisioni del gruppo Brevini di Reggio Emilia, la Power Transmission e la Fluid Power.

L’accordo, soggetto ad approvazione, si concretizzerà entro l’inizio del 2017 e prevede l’acquisizione dell’80% delle azioni, con l’opzione di completare il restante 20% entro il 2020. Dana ha valutato le due divisioni: 325 milioni di euro, nei quali è conteggiato anche il debito degli emiliani, 100 milioni netti che Dana rifinanzierà.

«Un evento importante per dimensioni e consistenza finanziaria» ha annunciato l’amministratore delegato e presidente di Dana Italia Rino Tarolli, presentando lo storico contratto insieme al consigliere Franco Benuzzi e al direttore delle risorse umane Mauro Boreggio.

La Brevini è uno dei più importanti produttori mondiali nel settore delle trasmissioni meccaniche, ad ingranaggi e dei sistemi idraulici. Fondata da tre fratelli nell’Emilia del boom economico, dagli anni ‘60 è cresciuta fino a diventare la prima azienda italiana a produrre riduttori a livello mondiale. Ora il cavaliere del lavoro Renato Brevini, cofondatore, resterà in carica come presidente onorario fino al 2020, termine entro cui la Dana manterrà l’opzione per l’assorbimento completo.

Una sana competizione potrà farci superare il miliardo di fatturato annuo

L’operazione permetterà alla multinazionale del settore meccanico di ampliare le competenze in materia di prodotti e di aprire a nuovi mercati finora non direttamente presidiati. Assieme, la nuova realtà industriale conterà circa 5.000 dipendenti, sommando i 2.700 di Dana e i 2.300 di Brevini, per un colosso mondiale dal fatturato di oltre 1 miliardo 400 milioni di dollari l’anno. In Italia il personale sale a 2.300 unità.

«Una sana competizione potrà farci superare il miliardo di fatturato annuo» aggiunge Tarolli. Oggi Dana fattura 577 milioni di euro, Brevini 388. Gli emiliani cedono a Dana 17 stabilimenti in tutto il mondo, dalla Germania alla Cina, 30 filiali commerciali, il settore dei veicoli cingolati (Dana finora puntava sui mezzi a gomma).

Ma soprattutto una tecnologia avanzata sul fronte del duty circle, ossia competenze idrauliche ed elettroniche che permetteranno a Dana di passare da un’offerta incentrata su prodotti meccanici legati alla trazione dei veicoli a un sistema completo per l’operatività delle macchine. «È una barriera d’entrata per i competitor extraeuropei, ormai capaci di produrre pezzi anche molto complessi ma ancora lontani dal fornire un sistema duty circle integrato».

Il piano industriale dell’acquisizione non prevede una vera e propria ristrutturazione della Brevini, la cui esposizione debitoria non preoccupa Dana, che «è a debito zero» sottolinea Tarolli. «Brevini ha in corso una ritaratura della forza lavoro secondo le esigenze del mercato, saranno tagliate ridondanze e inefficienze laddove ci sono. Non è facile ottenere una crescita con i mercati stagnanti.
Ma compenseremo con un’espansione sul mercato che porterà al rafforzamento del gruppo».

«Siamo orgogliosi di aver concluso questa operazione con le nostre sole forze ? concludono a Dana Italia, ricordando che l’azienda versa le tasse nelle casse trentine ? e siamo soddisfatti della fiducia che ci ha accordato la corporation. Un obiettivo storico per la storia dell’industria in provincia».

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