Allarme sci, per ora ci si salva con neve artificiale Critiche su costi e consumi elevati dei cannoni

Nonostante tutto, si scia: le maggiori stazioni hanno aperto i battenti per il ponte dell'Immacolata

di Barbara Goio

Il cielo resta terso: l'anticiclone che da diverse settimane si è piazzato sull'Europa non ha alcuna voglia di andarsene. Anzi. «È la prima volta in assoluto che abbiamo un periodo così secco - dice Andrea Piazza , meteorologo a Meteotrentino - L'ultima pioggia risale al 31 ottobre e poi più niente, neanche una goccia d'acqua a novembre. La situazione più critica, finora, era stato un novembre del 1924 in cui era caduto mezzo millimetro d'acqua». Le previsioni a cinque giorni dicono che dal cielo non scenderà nulla, e non ci sono indicazioni di cambi significativi nel breve futuro.

Nonostante tutto, si scia: le maggiori stazioni hanno aperto i battenti per il ponte dell'Immacolata, la patrona degli sciatori, e tra le montagne sono apparse lunghe e inquietanti strisce di neve. Perfetta.

È un inverno double face: se si guarda in alto viene voglia di percorrere i sentieri di montagna fino ai rifugi e alle creste. Poi si abbassano gli occhi e le piste sono molto ben innevate, il paradosso di un metà dicembre non ancora inverno, non più estate.

La gente che lavora agli impianti ce l'ha messa davvero tutta per preparare i tracciati e i risultati si vedono. In Fiemme e Fassa , ma anche in Val Gardena e Badia , a Plan de Corones , la neve tiene alla grande. Di più, le piste sono percorse dai veri appassionati, non si fa coda e quindi si scia davvero molto, su e giù senza sosta. E in più si sta sulle terrazze delle baite in maniche corte, come se fosse marzo. I tramonti sulle Dolomiti hanno i colori caldi e luminosi dell'autunno, ma la neve tiene e la sensazione di scivolare attraverso un paesaggio irreale è un'esperienza straniante ma non per questo meno intensa.
Il riscaldamento globale è un problema maledettamente serio, ma questi giorni caldi e secchi sono solo i sintomi, la causa è più lontana. E intanto la gente di montagna fa quello che può, e lo fa con serietà e impegno. Di notte a sfruttare il freddo per fare neve, di giorno a spostarla, aggiustarla, tesserla sulle piste.

«Dal punto di vista ambientale - spiega Luigi Casanova di Mountain Wilderness - usare l'acqua per creare neve programmata non è un problema: in fondo si tratta solo di dislocarla da una parte all'altra della montagna. Diverso è invece il discorso dei bacini artificiali la cui costruzione comporta un movimento terra ad alta quota davvero impressionante».

Prosegue Casanova: «Un secondo aspetto da tenere presente è di tipo etico: in una situazione di crisi energetica, creare neve ha un costo elevato. Inoltre dobbiamo investire nella sobrietà: siamo stanchi di vedere la Provincia che usa milioni di euro di soldi pubblici per acquistare impianti fallimentari o per asciugare i debiti delle casse rurali in difficoltà. È arrivato il momento di rivedere tutta la politica turistica delle Alpi».
Per molte vallate però le risorse economiche legate agli sport invernali sono troppo preziose. Spiega un operatore di Pampeago : «C'è chi dice che è terribile dare i soldi agli impianti quando non ci sono per la sanità, ma senza impianti qui noi non avremmo nulla, saremmo alla fame».

In attesa dell'inverno che non c'è, ci si dà da fare e la produzione di neve programmata prosegue senza sosta, soprattutto nelle zone in cui la reputazione di efficienza e impegno è più alta. Inoltre, la tecnologia viene in aiuto. Thomas Mussner, general manager di Dolomiti Superski, il più grande circuito di impianti sciistici del mondo (fra le province di Belluno, Bolzano e Trento), spiega: «I cannoni da neve di nuova generazione consumano il 30 per cento di energia in meno per produrre lo stesso quantitativo di neve.

Abbiamo 4.700 cannoni, ed ogni anno lavoriamo per ottimizzare le risorse». Per quanto riguarda la composizione del manto, ci tiene a dire: «Noi usiamo solo acqua di fonte e freddo della montagna. Ci sono alcuni stati esteri che usano enzimi, ma noi non ci pensiamo neanche, vogliamo essere puliti. Anche perché questa è acqua che poi ritorna nel terreno e deve essere pura. Le Dolomiti, sono il nostro marchio di fabbrica, e dobbiamo difenderlo: sono una bellezza unica».

Quanto ai bacini artificiali, spiega: «Sono molto importanti perché da una parte raccolgono gradualmente durante l'estate l'acqua in eccesso, e dall'altra perché la forniscono in tempi rapidi, appena c'è freddo e c'è la necessità di fare la neve».

Nonostante tutte le difficoltà, durante lo scorso fine settimana le piste erano in ottime condizioni, tra cime di roccia che risplendevano al sole e strisce candide che scendevano dalle vallate, e la parola che i turisti increduli si ripetevano l'un l'altro era «miracolo». Tanti i chilometri a disposizione degli appassionati e dei turisti e da domani sarà aperto anche il Sellaronda in entrambe le direzioni, 42 km di piste attorno al Sella, così che i chilometri di piste aperti, solo in Dolomiti, saranno quasi 500, perfettamente sciabili. The show must go on.

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