La Fondazione Mach cambia politica: dal 2016 i contadini dovranno pagare l'assistenza tecnica

di Domenico Sartori

Per migliaia di aziende agricole del Trentino è una «rivoluzione». Stop alla gratuità dell'assistenza tecnica in campagna. Frutticoltori, viticoltori, produttori di piccoli frutti, ma pure allevatori, dal prossimo anno dovranno pagarsela. Che questo fosse l'orientamento era noto. La Provincia ha indicato la direzione da tempo. E lo scorso luglio, il consiglio di amministrazione della Fondazione Mach (ancora a guida Salamini, ndr) aveva fatto proprio il principio: stop alla gratuità del servizio di assistenza garantito da oltre settanta tecnici del Centro trasferimento tecnologico.

Ora, però, la «Mach» passa alle vie di fatto. L'indicazione è di rendere operativa la decisione dal prossimo anno. È una delle prime decisioni assunte dal cda guidato dal nuovo presidente, Andrea Segrè .

La consulenza tecnica a 8 mila aziende, un tempo garantita dai tecnici dell'Esat, passati dal 2003 all'allora Istituto agrario di San Michele, oggi Fondazione Mach, si esplica in un'attività differenziata. Nel caso della frutticoltura, consulenza per la gestione agronomica dei frutteti (potatura, diradamento, irrigazione, etc.), gestione territoriale della difesa del frutteto, piani di miglioramento varietale, informazione tecnica e avvertimento su evoluzioni delle patologie, e via elencando.

La proposta che Segrè ha portato in cda e che quest'ultimo ha approvato a stragrande maggioranza, è stata elaborata dalla direzione del Centro di trasferimento tecnologico, di cui è responsabile Michele Pontalti . Per i produttori di mele, costerà 100 euro all'anno alle aziende socie di cooperative, 150 per le aziende singole non associate, più 60 euro a utenza per l'invio dei messaggi (indicazione sui trattamenti, etc.). Per i viticoltori, e per i produttori di piccoli frutti, la tariffa scende a 80 euro ad azienda associata, restando a 150 euro per le aziende indipendenti e a 60 per il servizio messaggi. Diverso il criterio per le aziende zootecniche: il costo del servizio è indicato in 8 centesimi per quintale di latte, più i 50 euro una tantum per l'iscrizione al piano mastite e 5 euro a capo per intervento. Costo più contenuto per gli ovicaprini: 50 euro ad azienda e 3 euro a capo. Nessun pagamento, invece, per apicoltori, orticoltori, olivocoltori, produttori di piante officinali e coltivatori di mais, che continueranno a beneficiare del servizio gratuito.

Perplessi e critici due membri del cda della «Mach»: Vigilio Pinamonti , che si è astenuto, e Carlo Alessandrini che ha votato contro. Alessandrini da tempo (l'ha messo per iscritto anche su l'Adige del 14 novembre scorso) propone il superamento dell'intervento pubblico, difeso invece da Coldiretti, sul modello del Beratungsring di Lana, il Centro di consulenza per la fruttiviticoltura dell'Alto Adige. Un organismo privato dei produttori, che beneficia di un parziale contributo in conto gestione della Provincia di Bolzano.

«E del resto, nella stessa "Mach" era emersa l'ipotesi, poi, accantonata», ricorda Alessandrini, «di costituire una società consortile tra produttori e Fondazione. Ciò permetterebbe di qualificare San Michele come servizio di supporto ai consulenti. Ne guadagnerebbe l'intero sistema, anche perché la "spinta propulsiva" del Centro di trasferimento è venuta meno da tempo». Nel merito delle tariffe, poi, Alessandrini osserva: «Qual è la ratio per cui, per la zootecnia, si tiene conto della produzione, mentre per la frutticoltura la tariffa è uguale per tutti, per cui un coltivatore part-time con 3 mila mq di frutteto paga come chi ha 10 ettari? Incomprensibile».

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