Trentino, nuovi negozi dimezzati in quattro anni

Lo scorso anno il Trentino ha visto sparire dalla propria mappa economica oltre la metà delle imprese legate al commercio al dettaglio e oltre il 70% degli alberghi e dei ristoranti che appena quattro anni prima si erano scritti a Confesercenti. Un vero e proprio tsunami che negli ultimi anni ha colpito le piccole e medie imprese del territorio trentino senza fare alcuna differenza, portandosi via migliaia di posti di lavoro.

A scattare questa drammatica fotografia è stata la Confesercenti del Trentino, con oltre 2 mila e 800 iscritti in aumento nell'ultimo anno, che ieri ha tenuto la propria assemblea elettiva. Un appuntamento importante che ha visto Loris Lombardini lasciare il timone di una nave che negli ultimi anni ha affrontato una crisi economica senza eguali, a Renato Villotti.

I dati che sono stati illustrati riguardano la percentuale delle piccole e medie imprese iscritte all'associazione dal 2010 al 2014 e che alla fine dello scorso anno hanno dovuto appendere il cartello «Chiuso per cessata attività».
«Stiamo affrontando una nuova povertà - ha affermato l'ormai ex presidente di Confesercenti Loris Lombardini - che riguarda le piccole e medie imprese. Ci sono imprenditori che non riescono più andare ad avanti in tutto il Trentino».

Non stiamo parlando di ipotesi o di sentori ma di dati che tracciano una vera e propria ecatombe dell'imprenditoria trentina. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, delle aziende iscritte nel 2010 alla Confesercenti, il 52,8% ha mollato la presa nel 2014. Un dato questo superiore all'Alto Adige dove il 46,3% delle aziende avviate nel 2010 ha cessato l'attività nel 2014 ma superiore, se pur di poco, anche a tutto il Nord-est che si ferma al 52,4% e alla media italiana, riferita sempre alla aziende iscritte 4 anni fa, del 48,4%. Dati di eguale tragicità si leggono anche per gli anni successivi con il 46,4% di aziende trentine iscritte a Confesercenti nel 2011 e che lo scorso anno sono scomparse. Nel 2013 e nel 2014 i dati sono migliori ma anche in questo caso occorre considerare che ci si è trovati davanti ad una forte sfiducia generale che ha portato al sempre minore avvio di nuove attività.

Detto questo, comunque, il 6,2% delle imprese iscritte nel 2014 a Trento hanno cessato la propria attività nello stesso anno. Una percentuale superiore di oltre un punto alla media italiana del 4,8%.
Ancora più drammatica è invece la situazione per settore degli alberghi e dei ristoranti. Basta pensare che delle attività iscritte nel 2010, addirittura il 71,9% hanno chiuso lo scorso anno. L'annata che ha trovato maggiori difficoltà, per questo settore, sembra però essere stata quelle del 2011. I numeri in questo caso sono davvero spaventosi visto che le aziende iscritte in quell'anno, ben l'89,1%, quindi quasi la totalità, hanno chiuso i battenti.

A causare questa voragine nel mondo della piccola e media imprese trentina è stata certamente la crisi con la conseguente caduta dei consumi ma non solo. A riscrivere la mappa trentina dell'imprenditoria è stata anche l'eccessiva pressione fiscale che stretta come un cappio al collo ha soffocato le aziende, l'impossibilità di quest'ultime di pagare i fornitori e soprattutto la sempre più difficile possibilità di ottenere crediti. Situazioni, queste, che sempre più spesso si ritrovano anche oggi e che portano, purtroppo, i piccoli e medi imprenditori ad incamminarsi verso la chiusura volontaria o il fallimento della propria attività.

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