Fassina: i precari restano. Da Renzi solo propaganda

Con il Jobs Act, secondo l’ex viceministro all’economia (governo Letta) Stefano Fassina, «si è tornati agli anni Cinquanta». «La propaganda di Renzi prende in giro i precari e procura un danno ai lavoratori», ha sottolineato l’esponente della minoranza Pd a margine dell’assemblea nazionale di Sinistradem.

di Redazione Web

Con il Jobs Act, secondo l’ex viceministro all’economia (governo Letta) Stefano Fassina, «si è tornati agli anni Cinquanta». «La propaganda di Renzi prende in giro i precari e procura un danno ai lavoratori», ha sottolineato l’esponente della minoranza Pd a margine dell’assemblea nazionale di Sinistradem. «C’è una deriva plebiscitaria della democrazia di questo Paese, ormai si disconoscono i corpi intermedi come Cgil, Cisl, Uil, le associazioni di rappresentanza», ha aggiunto poco fa.

Gli fa eco l’altro dissidente, Pippo Civati: «Da quanto si apprende, il decreto sulle liberalizzazioni è un minibersani (più che una lenzuolata, un tovagliolo), mentre il Jobs Act era il provvedimento che aspettava da anni la destra. Che infatti festeggia. Meno di Bersani (sulle liberalizzazioni), più di Berlusconi (sul lavoro)».

Accuse a distanza ma confronto anche sotto il palco dell’assemblea nazionale di Sinistradem, in corso a Roma, tra lo stesso Fassina e il ministro della giustizia Andrea Orlando sul Jobs Act.
Già sul palco Orlando si era detto in disaccordo con le critiche alla nuova riforma renziana del mercato del lavoro. Poi, al termine dell’intervento, ha ribadito che il governo ha affrontato un tema, il precariato, che da anni nessuno aveva trattato.

Fassina ha confermato le critiche sottolineando che Renzi ha ignorato le intese che erano state raggiunte con la sinistra del partito per migliorare le disposizioni sul lavoro, che invece, nella versione finale varata ieri, lasciano molto soddisfatti il Nuovo centrodestra dell’ex ministro Maurizio Sacconi, nonché gli industriali.

«Sono molto preoccupato per le condizioni della nostra democrazia e del nostro partito», ha detto Fassina nel corso dell’intervento all’assemblea Sinistradem. «Negli ultimi dieci giorni, dopo la vicenda felice di Mattarella alla quale si è arrivati non per gentile concessione del sovrano, sono avvenuti due fatti di straordinaria gravità votare da soli metà Costituzione, fatto grave non ordinario, e il Jobs Act che ha ignorato quanto deciso dalle commissioni e dall’odg della direzione nazionale del partito».

Fassina si è detto d’accordo sull’iniziativa della Cgil che ha promosso una raccolta di firme su una legge di iniziativa popolare in merito al Jobs Act:
«Ritengo sia la strada giusta, è evidente che il Parlamento da solo non ce la fa».

In precedenza l’ex viceministro aveva sparato a zero sulla riforma e sulla cornice in cui Renzi l’ha presentata al Paese: «Straordinaria operazione propagandistica del governo, sul lavoro. Il diritto del lavoro torna agli anni Cinquanta. Oggi è il giorno atteso da anni... dalla Troika.
«I contratti precari rimangono sostanzialmente tutti: la sbandierata rottamazione dei Co.co.co è avvenuta da anni, mentre i Co.co.pro di fatto restano e si estende l’ambito di applicazione dei vouchers. Ammortizzatori sociali e l’indennità di maternità non vengono estese.
Insomma, i decreti attuativi della delega lavoro approvati dal governo Renzi dimostrano chge l’unico vero obiettivo dell’intervento fosse cancellare la possibilità di reintegro per i licenziamenti senza motivo.

«Non è una riforma: è una regressione», continua l’economista della sinistra dem. «Un giorno negativo per il Parlamento che viene completamente ignorato in particolare sui licenziamenti collettivi, come è ignorato l’Odg approvato dalla direzione nazionale del Pd a causa dell’eliminazione del principio di proporzionalità per i licenziamenti disciplinari. Dobbiamo riavviare con il coinvolgimento attivo dei cittadini un’iniziativa legislativa per un’innovazione progressiva della regolazione dl lavoro».

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