Cassa centrale gela La Vis: i conti non tornano, niente soldi

di Francesco Terreri

La gelata sulle speranze della cantina La Vis è arrivata alla vigilia di Natale. Non, come si poteva pensare, dalla Cassa Rurale di Trento, fino ad allora unica fra le 11 banche creditrici a non aver aderito all’accordo stand-still, l’intesa ponte che congela i debiti e garantisce l’operatività del gruppo vitivinicolo. A sorpresa, è arrivata invece la lettera di Cassa Centrale Banca che, sulla base delle verifiche fatte, fa dietro front sul sì all’accordo. A questo punto è a rischio non solo il saldo 2013 ai 1.200 soci viticoltori ma l’intero impianto del piano di risanamento in via di definizione.


A Lavis si susseguono le riunioni, per lunedì il presidente Matteo Paolazzi ha convocato un cda di emergenza. La cantina si sente sotto assedio, anche se è sottoposta ad una procedura ex articolo 67 della legge fallimentare, che di fatto rende obbligati alcuni passaggi e non dà molto spazio di manovra. Nessuna dichiarazione ufficiale ma, sotto traccia, il sentimento che prevale è chiaro e neanche tanto nuovo: la Cooperazione ci ha abbandonati.

Dalla Rurale di Trento non sono arrivate risposte, ma il presidente della Cassa della città, Giorgio Fracalossi, è lo stesso di Cassa Centrale. Difficile che le due banche abbiano posizioni diverse. Quanto agli altri creditori, ora si vedrà cosa decideranno. Tra gli istituti esposti con La Vis per circa 57 milioni di euro ci sono, oltre a Cassa Centrale e Rurale Trento, Unicredit, il maggior creditore, Btb-Intesa, Banco Popolare, Monte dei Paschi di Siena, le Casse Rurali di Lavis, Giovo, Salorno.

Se non altro i 200 dipendenti del gruppo hanno ricevuto, anche loro alla vigilia di Natale, lo stipendio di novembre. Ora però torna la preoccupazione sul futuro della cantina, delle società controllate come Casa Girelli e Cesarini Sforza, dell’occupazione.

Il dietro front di Cassa Centrale e lo sfilarsi di fatto delle Rurali dal piano di risanamento sono fortemente influenzati dai pesanti rilievi dei revisori della Cooperazione all’unico progetto di bilancio 2013-2014 finora presentato, quello della cantina, definito peraltro come «non definitivo». I conti si chiudono con un fatturato in crescita a 32 milioni, un utile netto di 200 mila euro e debiti per 51 milioni, di cui 26 con le banche. Tra essi, 13 milioni sono con Cassa Centrale, oltre 3 con la Rurale Trento.

La Vigilanza coop, che non nasconde i dubbi sulla «provvisorietà» del bilancio, conclude con l’impossibilità di esprimere un giudizio, Ma non si tratta di un’affermazione neutrale. Ci sono rilievi sulle partecipazioni in Ethica e Casa Girelli e sul valore dei diritti ricomprati dal partner spagnolo Uwi. In un quadro «di molteplici significative incertezze sulla continuità aziendale».

 

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