Casse rurali da dimezzare da 43 a 23 con le fusioni

Il numero delle Casse rurali del Trentino deve essere dimezzato, passando dai 43 istituti attuali a 23. Lo prevede il Piano delle fusioni che oggi verrà presentato al convegno di settore: con l'eccezione di Trento, tutte le valli sono interessate alla «rivoluzione», ad iniziare dalla Rotaliana, dalla Valsugana e dal basso Trentino. Resteranno i 373 sportelli presenti sul territorio

di Francesco Terreri

Rivoluzione nelle Casse rurali trentine. Al convegno di settore ieri è stato presentato il piano delle fusioni che riduce drasticamente il numero degli istituti di credito cooperativo della provincia. In base alla proposta approvata dal Comitato del credito della Federazione, dalle attuali 43 si passerà a 23 Casse, praticamente un dimezzamento.

 

Con poche eccezioni, Trento in testa, sono interessate tutte le valli e anche le città medio-piccole. Accanto alle fusioni, è ai blocchi di partenza il progetto della super holding del Nord Est, secondo polo cooperativo nazionale dopo Iccrea.


L'accelerazione della riorganizzazione del credito coop trentino era stata preannunciata dalla lettera agostana alle Rurali del presidente della Federazione  Diego Schelfi  e del presidente di Cassa Centrale Banca  Giorgio Fracalossi.

Erano stati avviati gruppi di lavoro sulla razionalizzazione delle Rurali e sul polo del Nord Est. Come aveva chiarito Schelfi, il modello a cui guarda la Cooperazione trentina è quello tedesco, con due poli di banche cooperative.

E l'esigenza di aggregazioni nasce dalla necessità di un rafforzamento patrimoniale delle Casse e della capacità di offrire più servizi in modo più efficiente.


Tutte le banche sono sotto pressione per la crisi finanziaria, le maxisvalutazioni di crediti, il nuovo assetto della vigilanza bancaria che dal 4 novembre passerà alla  Banca Centrale Europea  e al  Meccanismo di Vigilanza Unico . Le Bcc e le Rurali, pur avendo resistito negli anni della crisi, cominciano ad essere in affanno. In Trentino i  prestiti  nell'ultimo anno sono scesi del 2%, si preannunciano altri 180 milioni di euro di  rettifiche su crediti  e se le Casse sono riuscite a chiudere il primo semestre quasi tutte in positivo, con un utile  complessivo intorno ai 30 milioni, è grazie soprattutto ai proventi della negoziazione dei titoli acquistati con la provvista a buon mercato della Bce.


Insomma, in Federazione si sono convinti che piccolo non è più tanto bello.

Certo, il piano di fusioni è una proposta perché la decisione finale spetta alle singole Casse, che qualche processo di aggregazione lo hanno avviato.

Ma questa volta si chiederanno tempi certi e brevi: entro uno-due anni bisogna stringere perché, come hanno ripetuto ancora i vertici all'assemblea di maggio di Cassa Centrale a Villa Quaranta nel Veronese, non c'è più tempo.

Assalto al bancomat cassa rurale lavis via rosmini
Non sono previste aggregazioni nel capoluogo e dintorni, restano quindi le Casse rurali di  Trento  da una parte, di  Aldeno e Cadine  dall'altra. Rimane autonoma - per ora, si sottolinea in Federazione - la Rurale  Valle dei Laghi.

Ma già a nord di Trento scattano ipotesi di fusione tra  Lavis-Valle di Cembra  e  Giovo e tra  Mezzocorona ,  Mezzolombardo  e  Roverè della Luna.


Il basso Trentino è quasi interamente interessato da ipotesi di aggregazione.

La Rurale di  Rovereto dovrebbe attrarre  Isera  e  Lizzana

Mori  e  Brentonico  sono tra le Casse che hanno già avviato un progetto di fusione.

La  Bassa Vallagarina  (Ala) resterà autonoma. Ipotesi fusione invece tra  Alto Garda  e  Ledro .
Poi c'è il nodo, difficile, della Rurale di  Folgaria  commissariata dalla  Banca d'Italia. L'ipotesi già avanzata dalla Federazione era una fusione nella Rurale  Alta Vallagarina , ma tutto dipende dagli esiti del lavoro del commissario  Giambattista Duso . Che sull'assetto della Cassa e sul portafoglio crediti non sta usando il guanto di velluto.


In Valsugana, la Cassa di  Pergine  dovrebbe aggregarsi con la Pinetana,  Caldonazzo  con Levico,  Valsugana e Tesino , già frutto di una fusione, con  Roncegno  e  Cross , la Rurale di Olle, Samone e Scurelle.

Resta la Cassa del  Primiero e Vanoi , come anche quella di  Fassa e Agordino, mentre si va verso la Rurale unica in val di Fiemme, con  Cavalese  e  Fiemme, e in val di Sole, con  Altavaldisole e Rabbi e Caldes .


Le cinque Casse della val di Non dovrebbero diventare tre:  Tuenno  con  Tassullo e Nanno ,  Anaunia-Taio  con  Bassa Anaunia  mentre resta da sola  Novella Alta Anaunia. Tre Rurali anche nell'assetto finale previsto per Giudicarie e Rendena: a  Spiazzo e Strembo , già in fase di avanzato confronto, dovrebbe aggiungersi  Pinzolo, Adamello-Brenta  dovrebbe aggregarsi con Saone, Giudicarie-Paganella  con la don Guetti di Quadra, Fiavè, Lomaso.


Questo per quanto riguarda il primo livello.

Ma presidenti e direttori delle Rurali si trovano davanti anche il progetto di nuovo assetto del secondo livello: la super  holding del Nord Est che, con un patrimonio complessivo di oltre 500 milioni di euro, dovrebbe trattare da pari a pari con  Iccrea , la holding nazionale del credito cooperativo.
Il polo del Nord Est ruoterà attorno a  Centrale Finanziaria , la società che controlla Cassa Centrale. Nella holding confluiranno le controllanti delle società industriali del sistema coop, come il  Fondo Comune delle Rurali Trentine  che controlla  Phoenix Informatica Bancaria.

Insieme a Phoenix verrà consolidata  Ibt , Informatica Bancaria Trentina,  Nord Est Asset Management , la società che gestisce il fondo di investimento Nef,  Assicura Group , oltre naturalmente a  Cassa Centrale  e a  Mediocredito Trentino Alto Adige, a cui Cassa Centrale cederà le attività corporate.


Le Bcc venete, che hanno tuttora tre istituti commissariati, sembrano d'accordo, i friulani anche, sia pur con meno entusiasmo.

E le Province di Trento e Bolzano dovrebbero dare presto il via libera su Mediocredito.

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