Roma pretende un 10% di tagli in più

Resta in salita la strada verso la firma dell'intesa finanziaria tra il governo nazionale e la Provincia. Lo Stato vorrebbe mantenere la possibilità di aumentare in via unilaterale di un altro 10 per cento il «contributo» del Trentino al risanamento dei conti pubblici, nel caso di particolari situazioni di difficoltà. Il nuovo accordo dovrebbe portare a una cifra tra i 950 milioni e il miliardo all'anno, con il governo che si riserva un ulteriore sacrificio di circa cento milioni. Viene confermata, invece, l'ipotesi di poter «uscire» dal patto di stabilità

di Luisa Maria Patruno

ugo rossi e matteo renziRestano ancora degli ostacoli di non poco conto sulla strada che porta alla firma dell'intesa finanziaria tra il governo e le Province autonome di Trento e Bolzano. E si capisce dunque la prudenza del governatore Ugo Rossi (nella foto con il premioer Matteo Renzi) e degli esponenti sudtirolesi sui termini dell'accordo su cui ancora si sta trattando in vista della firma annunciata per la settimana prossima.


Rischio aumento del 10% dei sacrifici. 

Il problema principale, su cui si è sorvolato nelle dichiarazioni a caldo dopo l'incontro di mercoledì scorso a Roma con il sottosegretario Graziano Delrio, è che il governo vorrebbe mantenere la possibilità di aumentare unilateralmente di un altro 10% il concorso che sarà concordato con le due Province per il risanamento dei conti pubblici, nel caso di particolari situazioni di difficoltà. E i «tempi difficili», come li ha definiti lo stesso presidente Rossi, è sotto gli occhi di tutti che non sono finiti e quindi il rischio che il governo faccia valere questa possibilità è più che concreto. Naturalmente questo spazio per una decisione unilaterale dello Stato è pericoloso non solo per il  quantum , ovvero la cifra ulteriore che verrà chiesta alle autonomie speciali, ma anche per il principio che così verrebbe affermato in contrasto con lo Statuto di autonomia, che invece prevede che gli impegni finanziari richiesti siano sempre risultato di un «intesa» bilaterale, previsione che per altro dall'accordo di Milano (2009) in poi è sempre stata disattesa dai governi nazionali portando di conseguenza alla miriade di ricorsi davanti alla Corte costituzionale per un totale di 6 miliardi di euro contestati fra Trento e Bolzano.
Già il decreto legge dell'aprile scorso, quello  con i famosi «80 euro» di Renzi, e passato un po' alla chetichella aveva previsto un ulteriore concorso delle autonomie speciali per  300 milioni  l'anno dal 2015 al 2017 ( 200 milioni  sul 2014) e minori spese su acquisti per tutte le Regioni noi compresi per complessivi  750 milioni  dal 2015 (500 milioni sul 2014).


Problemi di riparto fra Trento e Bolzano.

L'altra questione che sta facendo discutere riguarda il fatto che gli accantonamenti chiesti dallo Stato alla Provincia di Bolzano sono più alti rispetto a quanto chiesto a Trento. Mentre il patto di stabilità pesa meno. È chiaro che l'Alto Adige sta cercando di spingere per riequilibrare questo riparto, ma il Trentino non intende caricarsi dei sacrifici chiesti ai cugini. Si sta cercando dunque ancora una via d'uscita accettabile.


Patto di stabilità, tutto da definire.
La Provincia di Trento confida molto sul fatto che il nuovo accordo contenga la previsione dell'allentamento, fino all'azzeramento dal 2018 dei vincoli del patto di stabilità e la possibilità di utilizzare la «cassa» arrivata a 1 miliardo circa anche prima del 2018. Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) approvata dal governo il 30 settembre scorso su prevede di «sostenere gli investimenti attraverso il superamento del patto di stabilità interno per le Regioni e gli enti locali e il passaggio al pareggio di bilancio».

 

Il meccanismo dunque riguarderà anche le altre Regioni, prevedendo ambiti di flessibilità al sistema delle autonomie già per il quinquennio 2014-2018. Tra le deroghe, vengono escluse le spese sostenute dai Comuni per l'edilizia scolastica per 122 milioni annui nel biennio 2014-2015 e per il 2014 è stato previsto un alleggerimento per 250 milioni per pagamento di opere pubbliche in corso di realizzazione. Per le Regioni, negli anni 2015-2018, sono escluse le spese per la realizzazione degli interventi di sviluppo dell'occupazione, attività economiche e miglioramento ambientale. Con la legge di stabilità 2015, precisa la nota al Def, «sarà avviato il superamento dell'attuale assetto del patto di stabilità interno attraverso l'anticipo per gli enti territoriali dal 2016 al 2015 delle regole del pareggio di bilancio in Costituzione».


Nessun criterio certo.
Il patto che si sta definendo con il governo è vero che prevede l'intesa su una quantificazione più bassa del dovuto (tra accantonamenti e patto di stabilità) da parte della Provincia di Trento scendendo da circa 1,4 miliardi l'anno previsti oggi a circa 1 miliardo e questo in base a un calcolo che in sostanza applica i criteri del residuo fiscale proposto dal Trentino, ma questo meccanismo viene applicato di fatto e non sancito nero su bianco come criterio oggettivo da utilizzare anche per il futuro.

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