I consigli della Fornero  «Serve più flessibilità»

Elsa Fornero, a Trento, ha indicato come la flessibilità possa diventare un valore sia per le imprese, sia per i lavoratori, mentre il precariato non comporti alcun beneficio dal punto di vista sociale. «Il mio intento - ha concluso - è stato quello di offrire ai giovani, non tanto un impiego stabile, impensabile al giorno d'oggi, quanto una prospettiva lavorativa»

di Lorenzo Basso

forneroTRENTO - «Credo che la riforma del lavoro sia inclusiva e dinamica, perché intende riportare nel mercato occupazionale quelle categorie da tempo marginalizzate (come giovani, donne e lavoratori anziani), e si propone di ridurre i tempi di transizione tra formazione e occupazione, licenziamento e riassunzione. Non possiamo tuttavia aspettarci che una legge possa risolvere in tempi rapidi il problema della mancanza di posti di lavoro, in un contesto nazionale di stagnazione economica che si protrae da vent'anni». L'ex ministro del lavoro Elsa Fornero - intervenuta ieri a Trento in occasione del seminario organizzato dall'Agenzia provinciale per il lavoro e dalla società di formazione Fidia in tema di «Competenze, attivazione e livelli essenziali delle prestazioni» - ha definito con queste parole la legge 92 approvata nel giugno del 2012 dal Governo tecnico di Mario Monti. Il provvedimento, che ha inciso notevolmente in tema di ammortizzatori sociali, tutela dei lavoratori e flessibilità occupazionale, è stato, sempre secondo Fornero, limitato dall'incapacità produttiva del Paese, dalla difficile congiuntura internazionale e dall'immobilismo sociale italiano. «La gente - ha aggiunto l'ex ministro, ordinario di economia politica all'Università di Torino, parlando con la stampa - si aspetta che una riforma possa risolvere tutti i problemi. Ci vorrà invece del tempo affinché le misure vengano accettate e messe in atto, cambiando la rigidità e l'esclusivismo del mercato lavorativo attuale. Sono tuttavia sicura che siano state poste le basi per evitare ricadute nella precarietà lavorativa in cui ci troviamo ancora».
In merito ai nuovi contesti occupazionali, poi, la Fornero ha indicato come la flessibilità possa diventare un valore sia per le imprese, sia per i lavoratori, mentre il precariato non comporti alcun beneficio dal punto di vista sociale. «Il mio intento - ha concluso - è stato quello di offrire ai giovani, non tanto un impiego stabile, impensabile al giorno d'oggi, quanto una prospettiva lavorativa».
Della trasformazione del mercato lavorativo, con particolare attenzione al contesto locale, ha parlato anche il presidente dell'Agenzia del lavoro Michele Colosanto, che ha rilevato come la crisi abbia trasformato profondamente il mercato lavorativo trentino. «Ora - ha specificato il dirigente - non esiste più il posto fisso, mentre si evidenzia la necessità di innesti precoci tra scuola e lavoro».
Secondo i dati presentati ieri, nonostante la situazione provinciale risulti migliore rispetto a quella nazionale, dal 2009 ad oggi l'indice di disoccupazione maschile è passato dal 2,7 al 7,5%, mentre quello relativo ai giovani supera il 25%. Per fronteggiare la situazione, l'ente provinciale ha messo in campo una serie di interventi pensati appositamente per chi ha meno di 36 anni, mentre da poco è entrata in vigore la «staffetta tra lavoratori», che prevede una diminuzione dell'orario lavorativo per chi è vicino alla pensione ed il conseguente affiancamento di un nuovo assunto.

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