Patrizia Laquidara a Itinerari Folk

di Fabio De Santi

Patrizia Laquidara ci ha messo sette anni sette per far uscire, nel 2018, il suo nuovo e delizioso album C’è qui qualcosa che ti riguarda. Un lavoro che ha riportato al centro dell’attenzione una delle più creative ed ispirate cantautrici italiane del terzo millennio. Proprio «C’è qui qualcosa che ti riguarda», come ci racconta l’artista siciliana in questa intervista, sarà il cuore del live di domani sera alle 21.30 sul palco del Cortile Crispi Bonporti per uno degli appuntamenti più attesi di Itinerari Folk.

Laquidara, come ha preso forma il suo album «C’è qualcosa che ti riguarda»?

Questo disco nasce da un’esigenza molto personale di raccontare in maniera molto vera e diretta quello che sono oggi, di parlare di me nella maniera più sincera possibile. È un lavoro dai contorni molto autobiografici in cui voglio essere il più trasparente possibile anche se tocco comunque temi universali e distanti da me.

Un disco che è anche un omaggio al femminile in quali termini?

Molte canzoni parlano di donne, raccontano storie di donne e dell’universo femminile. Un universo includente e accogliente, fatto anche di donne che sono capaci di rinascere e di superare le difficoltà. C’è un brano, “Il cigno”, segnalato anche da Amnesty International, che racconta di donne che sono rinate nonostante abbiano vissuto immense sofferenze e provato tanto dolore.

Come mai una così lunga attesa, sette anni, dall’ultimo progetto discografico «Il canto dell’Anguana» con cui ha vinto la Targa Tenco come «Miglior album dialettale»?

Il tempo d’incubazione del cd è stato lungo anche se non è durato certo sette anni. In questo lasso di tempo ho puntato sui live, sulle collaborazioni, sugli spettacoli anche teatrali che mi hanno portato a stare dentro la musica senza pensare ad un disco. Non avevo l’urgenza di fare un album ma quando è successo mi sono messa in studio e ho registrato queste canzoni.

Anche lei ha scelto la strada del crowdfunding, ovvero della raccolta di denaro on line: come mai?

Quando mi sono avvicinata a questo strumento legato al web non lo conoscevo e non pensavo avesse tale seguito. È stata un’esperienza bellissima anche perché dovevo capire se ci fosse ancora qualcuno che mi seguiva dopo tanti anni, persone disposte, non solo a venire a vedere i miei concerti, ma a supportarmi in questa operazione. La risposta è stata positiva e mi ha trasmesso un grande entusiasmo: ho instaurato un rapporto più intimo con i miei fan e li ho resi partecipi di questo lavoro. Quando è uscito il cd mi sembrava quasi un lavoro collettivo, di squadra e questa è stata una sensazione particolare. Oltre a questo la raccolta sul web mi ha trasmesso una grande libertà artistica, in alcuni momenti è stata un’esperienza commuovente.

Quali colori avrà il live che presenterà a Trento?

Sul palco siamo in sei, quindi l’impatto sonoro è decisamente corposo. L’obiettivo è quello di riprodurre nella maniera più fedele possibile il suono del disco, quindi non solo strumenti ma anche una parte elettronica mai troppo invadente ma comunque sempre presente anche nelle sue forme surreali.

Oltre alla musica sta pensando ad un libro: a che punto siamo?

Sì, sto lavorando ad una raccolta di racconti autobiografici, “Ti ho vista ieri”, che potrebbe anche trasformarsi in un romanzo. Pagine ambientate nella mia infanzia che raccontano anche un’Italia che non c’è più, un’Italia antica che ho solo sfiorato da bambina nata nel 1972.

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