Maura Pettorruso porta sul palco Fernanda Pivano con le musiche di De André

Venerdì 11 gennaio, a vent’anni esatti dalla scomparsa di Fabrizio De André, TrentoSpettacoli porta al Teatro San Marco, alle ore 21, «Dormono tutti sulla collina», monologo di e con Maura Pettorruso ispirato alla vita di Fernanda Pivano con musiche tratte dall’album «Non al denaro, non all’amore, né al cielo» del cantautore genovese.

Maura Pettorruso interpreterà Fernanda Pivano, accompagnata da Massimo Lazzeri (voce, chitarra e ukulele) e Daniele Filosi (chitarra)
Era il 1930 quando Cesare Pavese, assetato di conoscenza e sempre alla ricerca di nuove realtà, si faceva mandare dagli Stati Uniti la Spoon River Anthology di Edgar Lee Masters. Qualche anno dopo Fernanda Pivano, allora allieva di Pavese che avrebbe poi tradotto in italiano i più grandi autori della nuova cultura americana, riceve il libro, se ne innamora, si innamora di «quel ragazzo a cui l’anima volò via», e all’insaputa del suo maestro lo traduce.

È l’inizio di una storia che sembrerebbe un meraviglioso romanzo se non fosse vera, vissuta da una grande protagonista, «Nanda», e dai suoi straordinari compagni di viaggio: Pavese, Ernest Hemingway, conosciuto a Cortina e mai più dimenticato, Allen Ginsberg e la beat generation emergente. Una storia che non può che avere come trama musicale la trasposizione dell’Antologia di Spoon River ad opera di Fabrizio De André: «Non al denaro, non all’amore, né al cielo», la poetica e affascinante trasposizione musicale di alcune poesie dell’opera di Masters.

De Andrè è stato un intellettuale dotato di una voce straordinaria che si è votato alla musica dopo il successo ottenuto da Mina con «La canzone di Marinella», («senza di lei sarei stato un pessimo avvocato» raccontò) e che, come accade appunto solo con i grandi autori, ha portato fino a vette creative mai più raggiunte, il tessuto creativo generato dalla scuola genovese, quella di Tenco, Bindi, Paoli, Lauzi.
Aveva una straordinaria capacità di rielaborare i materiali, fossero le canzoni di Brassens («Il gorilla»), l’antologia di Spoon River, le intuizioni di chi gli lavorava vicino.

Come quella di Mauro Pagani che, nel 1984, in anticipo sui tempi, e per questo suscitò l’entusiasmo di David Byrne, lo ha portato nei territori della World Music, in un viaggio attraverso le musiche del mediterraneo che ha generato «Creuza de ma», un album cantato in genovese dal respiro internazionale. E come non dare un significato simbolico oggi a un’opera basata sul concetto del mare come elemento unificante, vitale, di incontro tra culture diverse? Nel momento in cui si ricordano i vent’anni dalla morte, viene da pensare al valore quasi evangelico dei testi di un autore non credente, ma che aveva rielaborato i vangeli apocrifi («La buona novella») e che per tutta la vita si è occupato di chi «viaggia in direzione ostinata e contraria».
Biglietto intero 10 euro, il biglietto ridotto (riservato a chi partecipa al progetto «Trentatré trentini», agli iscritti alle scuole di teatro e agli spettatori under 30 e over 65) è invece di 8 euro.

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