Oriente Occidente guarda avanti

di Manuela Pellanda

Un bilancio positivo non solo per il grande afflusso di pubblico - più di 12mila presenze, di cui oltre 4.300 a pagamento nel Teatro Zandonai, all’Auditorium Melotti e al Teatro alla Cartiera -, ma anche per la qualità di relazioni che in questa 38ª edizione il festival ha saputo intrecciare o mettere a frutto.

Lanfranco Cis, direttore artistico di Oriente Occidente, guarda avanti: «Abbiamo avuto l’opportunità di dialogare con istituzioni importanti, con le quali avviare o consolidare interessanti sinergie e stringere ipotesi di lavoro congiunte; dal Trafó House of Contemporary Arts di Budapest all’International Dance Center di Shanghai, dall’Nca Small Theatre al Théâtre National de Chaillot.

Qualche anticipazione per la prossima edizione? Continueremo a lavorare intorno alla Nuova Via della Seta, aprendo più focus, presumibilmente dedicati all’Europa Centrale, all’Estremo Oriente e all’Armenia. In tutti questi casi, non ci limiteremo ad ospitare spettacoli, ma cercheremo di dare vita ad un vero scambio artistico con questi Paesi, portando lì nostre produzioni, anche di giovani compagnie, sempre guardate con interesse».


Una rete di relazioni che vuole proiettare sempre più nella scena internazionale un festival che quest’anno ha messo in scena 33 spettacoli di cui 30 di compagnie estere, provenienti da tutto il mondo, con 9 prime assolute e altrettante prime nazionali, oltre a 5 anteprime. Spettacoli (particolarmente gettonati quelli «open air»), ma anche workshop, laboratori e incontri, inseriti nella sezione «Linguaggi», che quest’anno ha registrato un grande successo.

«Evidentemente - commenta Cis - si è recuperata la voglia di testimoni in carne ed ossa e il desiderio di approfondire anche gli scenari geopolitici, legati a un tema stimolante».
Assente, quest’anno, la danza inclusiva, lo scorso anno al centro di alcune interessanti proposte. «Ma non si tratta di un abbandono o di una dimenticanza, anzi - precisa Cis -. Siamo entrati in un importante progetto europeo insieme ad istituzioni di altri Paesi. Un progetto quadriennale da due milioni di euro complessivi, che sarà visibilissimo a partire dall’anno prossimo».

E a proposito di finanziamenti: «Rispetto a quello che accade in altri Stati, come in Cina, da noi incide molto la contribuzione pubblica. Per ora, le entrate relative a sbigliettamento, workshop e sponsor privati ammontano al 30%, ma ci auguriamo che questa percentuale possa aumentare: abbiamo finalmente trovato interlocutori interessati al nostro progetto artistico e culturale, a una condivisione che va ben oltre la vendita di una maglietta o di una bottiglia di vino».

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