Fra gli incantesimi di Mario Mieli

di Fabio De Santi

Mario Mieli si definiva pubblicamente gay e pubblicamente si batteva per la libertà d’amore di ognuno. Rileggendolo oggi però, edulcorando il suo approccio da militante per altro tipico nell’Italia di allora (siamo negli anni ?70), si scopre un pensiero valido e ancora innovativo, per tutti, al di là dei reciproci orientamenti.

Alla sua figura è dedicato lo spettacolo Abracadabra, Incantesimi di Mario Mieli che viene presentato in anteprima nazionale dall’attrice Irene Serini giovedì 29 marzo 2018 alle 20.45, allo Smart Lab di Rovereto. Un appuntamento che rientra nella rassegna Off- Side proposto da Evoè!Teatro che parte da un interrogativo: perché Mario Mieli?.

La risposta è articolata nelle parole di Irene Serini: «Perché non lo conosce nessuno. Certo dire così è impietoso, eccessivamente severo, quindi falso, vero è, che in Italia lo conoscono in pochi, e ancora meno sono coloro che sono andati a fondo il suo pensiero. La tendenza è quella di ghettizzarlo all’ambiente Lgbr. Mario Mieli fu, in effetti, tra i fondatori del Fuori!, movimento e rivista a cui collaboravano anche Fernanda Pivano, Corrado Levi ed altri nomi noti. Scrisse Elementi di critica omosessuale ma la sua figura va ben oltre. Se l’Italia se ne dimentica Mieli, morto suicida all’età di trent’anni, viene invece studiato nelle università americane e inglesi, francesi e tedesche».

Sui contorni dello spettacolo la Serini evidenzia: «Non si tratta di uno spettacolo nostalgico. Il monologo si propone di far entrare il pubblico in contatto con concetti emozionanti, dirompenti, ed illuminanti esposti nel saggio filosofico. Utilizzando quel che di biografico risulta strettamente necessario ad avvalorare una tesi».

La scena sarà disposta a pianta centrale e circolare, il pubblico andrà determinando la circonferenza del cerchio trovandosi nella posizione arcaica e magica della partecipazione ad un rito: gli incantesimi, le teorie filosofiche, i quesiti irrisolti, saranno accompagnati (ed in parte negati) dall’ironia, che tanto caratterizzò lo sguardo di Mario Mieli.

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