La carica «ruvida» dei Punkreas

di Fabio De Santi

Ci sono anche le collaborazioni de Lo Stato Sociale e dei Modena City Ramblers nell'ultimo album dei Punkreas «Il lato ruvido». Un lavoro uscito quasi un anno fa sostenuto da ben tre etichette indipendenti quali Canapa Dischi, Rude Records e Garrincha Dischi. Un disco quello dei Punkreas, una delle formazioni più amate del punk tricolore, al centro del concerto di domani sera allo Smart Lab di Rovereto come ci racconta in questa intervista mister Noise.
È passato un anno dall'uscita del vostro ultimo disco: come sono andate le cose?
L'album ci ha dato delle belle soddisfazioni anche oltre le nostre previsioni. Il nostro "lato ruvido" è piaciuto ed è stato accolto molto bene da pubblico e critica. Era dai tempi di dischi come «Paranoia» o «Pelle» che non vedevamo una reazione così bella da parte di chi viene ai nostri concerti. Le nuove canzoni vengono ballate e cantate come i «vecchi classici» se non di più.
Il vostro live di domani a Rovereto è quindi ormai rodato.
Rodatissimo. Siamo molto carichi in questo momento appunto per quello che dicevo e penso che trasmetteremo ai nostri fan tutta la nostra energia positiva di questo frangente. Siamo reduci da un tour in Europa che ci ha portato anche a Londra, Amsterdam e Bruxelles segno che il disco è piaciuto anche ad altre latitudini. Se mi chiedi della scaletta invece rispondo che non mancheranno, accanto ai brani nuovi, anche tutti nostri cavalli di battaglia sonori.
Che album è «Il lato ruvido» e cosa cela questo titolo?
Fa riferimento alla situazione che viviamo tutti i giorni ed è davvero molto complicata dal punto di vista politico, economico e sociale in Italia, ma non solo. A soffrire maggiormente, a nostro avviso, sono i giovani che si trovano in un contesto peggiore di quando noi avevamo vent'anni: giovani a cui poco alla volta è stato tolto tutto, dal lavoro ai sogni. In questo contesto ci aspetteremo una reazione più decisa e forte, ma purtroppo vediamo che in molte situazioni è la rassegnazione a prevalere.
Bisogna rispolverare il «lato ruvido» allora anche del Punkreas sound?
Noi ci proviamo attraverso le nostre canzoni. Poi se guardiamo, ad esempio, alla rinascita dei nazionalismi e delle barriere, all'intolleranza crescente, pensiamo sia necessario muoversi per difendere i nostri diritti cercando però soluzioni nuove perché i vecchi schemi non sono più adeguati per spiegare ed interpretare la società di oggi.
Oltre alle note allora per voi contano anche i testi sempre pungenti
Certo da sempre. Le liriche dell'ultimo lavoro hanno però un taglio più soggettivo rispetto al passato. Perchèé così volevamo dare l'idea di raccontare le cose dal «basso» lasciando da parte ogni posizione «intellettualoide» o da professoroni che vogliono raccontare il mondo anche attraverso le canzoni.
Quale senso ha per voi l'etichetta di «punk» in questo terzo millennio?
Non amiamo molto le etichette, più che punk noi siamo punkreas appunto. Credo, però, che se parliamo del punk come attitudine di vita oggi questa parola ha più senso che mai. Come dicevamo prima il concetto di «no future» è più vivo che mai. Un «no future» magari non legato al punk inglese, che era per lo più nichilista, ma a quello italiano di chi voleva e vuole un futuro diverso da quello che ci è stato preconfezionato. Insomma un altro mondo è possibile e noi ci crediamo.

comments powered by Disqus