Le parole «resistenti» di Brondi domani sera al festival di Trento

di Fabio De Santi

Sotto la sigla de Le luci della centrale elettrica il musicista ferrarese Vasco Brondi ha scritto alcune delle pagine più belle del cantautorato rock dell'ultimo decennio.

Proprio al 2007 infatti risale il primo cd di Brondi che domani sera alle 21 a Trento sarà protagonista di un incontro in cui dialogherà con il pubblico del Festival delle Resistenze in piazza Cesare Battisti.

Niente musica stavolta, giusto evidenziarlo, ma un confronto con chi ama la sua musica e con chi magari è solo rimasto incuriosito dal suo nome d'arte che si lega all'ex polo industriale Montedison di Ferrara. 

Vasco, in quale modo ti porrai davanti al pubblico del Festival delle Resistenze?
«Mi interessa molto il tema delle resistenze che si collega a quello della memoria e nello stesso tempo di riflesso anche alla nostra quotidianità. Proprio dopo l'invito che ho ricevuto a Trento ho voluto tornare su certi argomenti con alcune letture, ho messo ordine anche nei miei pensieri sul senso della memoria. Mi piacerebbe in questa occasione leggere qualcosa da libri che ritengo importanti e in particolare alcune pagine tratte da i «Racconti della Resistenza» pubblicato da Einaudi e curato da Gabriele Pedullà. Ma credo che farò riferimento anche ai temi del nostro difficile presente inerenti alla condivisione».
Niente musica stavolta anche se il tuo ultimo tour «Con la chitarra e il computer» ha fatto registrare sold out ovunque.
«Questa volta niente musica ma spero di tornare presto a Trento dove fra l'altro non suono da anni quando mi avevano invitato come ospite a Suoni Universitari. Nell'ultimo tour volevo fare un concerto dalle forme più semplici come mi capitava all'inizio. Dopo un po' ti accorgi che più persone ti seguono, più ti vedono sempre più lontano su palchi sempre più grandi, lontanissime da te quindi. Mi piaceva l'idea di riavvicinarmi e andare contro quello che capita a tutti sempre più spesso. Andare contro l'idea di dover sempre crescere, qualsiasi lavoro facciamo, di dover fare cose sempre più grandi. Ho voluto fare dei passi indietro e ci sono riuscito».
Avevi parlato di «caos silenzioso» per definire quei live. 
«Si, un caos silenzioso che ho trovato nel riavvicinarmi alle persone e anche alle mie canzoni nella loro forma più scarna ed originale. Le ho suonate così ed è stata un'esperienza molto bella, alternando i brani a letture legate alle città dove eravamo a suonare, viste attraverso la letteratura di chi le aveva raccontate. Per me tornare a questa dimensione è stato anche ritrovare un senso di libertà».
Il tuo ultimo album è targato 2014 a quando il nuovo cd?
«Continuo a scrivere cose nuove e credo che ora sia arrivato il momento di riordinare gli appunti e capire in che direzione andare con un nuovo disco. Musiche e testi mi portano ora in un mare aperto in quello che è anche uno dei momenti più belli della creatività quando non sai dove andrai. Se poi mi chiedi quando uscirà un album non ti so dare scadenze perché non mi sono dato limiti o date anche perché ho la grande fortuna, onere ed onore insieme, di autoprodurre interamente i miei dischi».

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