Trento rende omaggio al giovane compositore Matteo Franceschini «Un'opera per la mia città»

di Lorenzo Basso

Ambasciatore della cultura e delle tradizioni musicali trentine nel Mondo, portavoce della vocazione della nostra città, quale luogo di incontro, scambio e dialogo tra culture diverse». Con queste parole, il sindaco di Trento, Andreatta, ha inteso ringraziare a nome di tutta la città il giovane musicista e compositore Matteo Franceschini, premiato lo scorso febbraio con il prestigioso Leone d’argento alla Biennale di Venezia (mentre Trento gli ha regalato un libro fotografico sulla città). Occasione dell’intervento del primo cittadino è stato il breve incontro organizzato con l’artista, vero e proprio astro nascente della scena musicale internazionale, presso Palazzo Geremia, quale momento di confronto in ambito culturale e di valorizzazione del risultato di altissimo livello raggiunto dal musicista.

«Matteo - ha poi specificato Andreatta - porta avanti la vocazione ai beni immateriali del nostro territorio, in particolare in ambito culturale, in un percorso già caratterizzato da numerosi successi. Dobbiamo ringraziarlo per i riconoscimenti di grande prestigio raggiunti, perché con la sua musica porta il nome di Trento nel Mondo».

Figlio d’arte - il padre Armando Franceschini è volto noto nel panorama musicale locale, quale promotore di diverse iniziative di divulgazione culturale ed ex direttore del Conservatorio della città - Matteo rappresenta attualmente uno dei più promettenti compositori del panorama europeo, nonché uno degli esponenti più eclettici della scena musicale internazionale, in grado di spaziare dalla musica da camera e sinfonica alle più moderne sperimentazioni nel campo del rock e dell’elettronica.

Classe 1979, da quindici anni residente a Parigi, dove ha perfezionato gli studi nel campo musicale, il compositore ha lavorato con alcuni dei più importanti protagonisti del settore, ricevendo incarichi dall’orchestra filarmonica della Scala di Milano e da quella di Roma, dall’orchestra nazionale dell’Ile-de-France e del Belgio, oltre a collaborare con numerosi festival di musica classica in ambito internazionale e alla colonna sonora di film e spettacoli.
Nel 2011 ha pubblicato la sua prima monografia, intitolata «Il risultato dei singoli», distinguendosi per la capacità di innovare, sperimentare e coniugare generi diversi, in particolare tra la musica di scrittura (quale la classica) e le esperienze nel jazz e, soprattutto, nella musica rock.

Per sua stessa ammissione, il primo avvicinamento al complesso universo musicale è avvenuto grazie al padre, che ha insegnato i rudimenti della composizione e dell’esecuzione in campi differenti.

«Ancora oggi - ha scherzato l’artista - litigo con mio padre su quali siano i linguaggi musicali migliori».
Diplomatosi al conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano con il maestro Alessandro Solbiati, ha poi approfondito gli studi all’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma, frequentando infine il corso annuale di «Composition e informatique musicale» presso l’Istituto di ricerca e coordinamento acustico musicale (Ircam) di Parigi.

Per il sessantatreesimo festival internazionale di musica contemporanea, ha composto «Songbook», un brano per quartetto rock, ensemble e amplificato e «live-eletronics» che ben interpreta la capacità di sperimentare ed innovare unendo stili e linguaggi diversi tra loro. Commissionato dalla Biennale di Venezia, il pezzo sarà eseguito il 3 ottobre al teatro «Toniolo» di Mestre, in occasione della consegna del Leone d’argento.

«Sebbene i miei studi mi abbiamo portato all’estero - ha voluto precisare - serbo un grande affetto per il mio Trentino, un territorio da cui ho avuto tanto e che mi ha permesso di realizzare alcuni grandi progetti. Il rapporto con la mia terra è ancora forte, e spero un giorno di poterla ricompensare con un’opera dedicata».

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