Cristiano Dalla Pellegrina, un trentino a Sanremo con i Negrita: «Che emozione»

di Fabio De Santi

Da anni Cristiano Dalla Pellegrina è il cuore pulsante della ritmica dei Negrita, con il suo drumming implacabile ed energetico. Con la band toscana, guidata dal vocalist Pau, il batterista di Trento è salito sul palco dell’Ariston per vivere l’emozione del Festival di Sanremo appena andato in archivio. I Negrita hanno presentato il brano «I ragazzi stanno bene» che si è piazzato al ventesimo posto ma ha soddisfatto i fan della band sia per il suo taglio rock melodico ed un testo graffiante. Adesso, per una delle più amate rock band italiane si apre il periodo post Festival che molto probabilmente, come ci racconta proprio Dalla Pellegrina, si tradurrà in un nuovo tour.

Dalla Pellegrina, quale bilancio si sente di fare per il Sanremo dei Negrita?

«Lo abbiamo vissuto bene come band con grande serenità e divertimento. Quando si parla di Sanremo credo che per stilare un bilancio sia necessario far passare del tempo. L’impatto che hanno le canzoni proposte in questa gara lo si valuta nei mesi successivi ben oltre la competizione di per sé».

Ho trovato il vostro brano particolarmente ispirato: da dove la scelta di portare al Festival questo pezzo?

«Avevamo da scegliere fra un paio di canzoni e poi abbiamo puntato su “I ragazzi stanno bene”, un brano che magari non è, come si suol dire, “da primo ascolto” ma è capace di crescere anche se non è appunto così immediato. Il testo mi piace tantissimo, lo trovo maturo e capace di esprimere in profondità il senso di questo brano».



Come ha vissuto da dietro la batteria il palco dell’Ariston?

«Tendenzialmente sono un timido quindi suonare la batteria per me è un vantaggio (sorride il batterista trentino, ndr) quasi come se avere questo strumento intorno fosse una protezione, una coperta di Linus. La prima sera mi sono anche un tantino emozionato, non lo nascondo, proprio all’inizio dell’esecuzione del pezzo».

Per lei non era la prima volta a Sanremo?

«No, con i Negrita si è trattato di un ritorno. La mia prima volta è stata nel 1987 con il cantautore di Trento Charley Deanesi accompagnato da una band che comprendeva anche Roberto Segato, Claudio Decarli e Carlo Grasselli. In quel caso però Charley aveva cantato il pezzo “Stringimi le mani” dal vivo mentre la base era tutta in playback come accadeva in quegli anni anche al Festivalbar. Una cosa per me, che non ero ancora maggiorenne, davvero contro natura. mentre ora l’esibizione a Sanremo è live e con orchestra quindi è tutto completamente differente».



Cosa riserva il 2019 ai Negrita?

«In questo momento stiamo valutando le prossime mosse sostanzialmente con due ipotesi: o un tour primavera - estate fra teatri e location più ampie o un’opzione che investa direttamente il periodo autunnale. Sicuramente qualcosa succederà, abbiamo voglia di ritrovare la nostra gente».


Fra l’altro i vostri fan trentini si chiedono a quando un vostro ritorno on stage nella tua terra.

«L’ultima volta che abbiamo suonato a Trento è stato, se non sbaglio, nel 2013, con il nostro tour acustico. Un live che mi piaceva molto e che non escludiamo di riproporre di nuovo magari tornando all’Auditorium. Ma oltre alla mia città e alla mia presenza nella band, i fan trentini dei Negrita ci hanno sempre accolto con uno straordinario affetto e quindi speriamo davvero di suonare presto in Trentino».

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