All'Auditorium omaggio in musica a Morricone

di Fabio De Santi

Con le sue musiche Ennio Morricone ha segnato l’immaginario cinematografico dagli anni ’60, quelli dei mitici «spaghetti western», fino al terzo millennio. Al grande compositore laziale è dedicato lo spettacolo Ennio Morricone. Musiche da Oscar proposto dal Nuovo Teatro Verdi di Montecatini Terme sabato sera alle 21, all’Auditorium di Trento. Protagonista strumentale del concerto l’Ensemble Le Muse diretta al pianoforte dal suo ideatore, il maestro Andrea Albertini, che in questa intervista ci racconta la genesi di questo omaggio a Morricone, accompagnato dalla voce di Angelica De Paoli.

Maestro Albertini, come nasce questo vostro tributo ad Ennio Morricone?

Ho sempre amato Ennio Morricone ma tutto ha preso forma quando, nel 2016, fu conferito al grande compositore l’ Oscar per il film «The Hateful Eight» di Quentin Tarantino. Pochi mesi dopo il Festival d’Alba mi chiese di dare forma ad un concerto dedicato a Morricone. Ho studiato così gli arrangiamenti delle sue composizioni e ho fatto diverse rielaborazioni perché, giusto sottolinearlo, ad oggi Morricone non ha ancora pubblicato nulla perché si tiene tutto ben stretto. Da qui il progetto si è fatto strada, trovando l’attenzione di un’agenzia, e ci sta dando delle belle gratificazioni.

In quale modo vi siete avvicinati alle sue musiche?

Nella maniera in cui ci si avvicina a qualsiasi altro autore colto e non di immediata fruibilità; ho ascoltato le registrazioni sui dischi e su Youtube calandomi nelle atmosfere dei suoi film. Poi ho avuto anche la fortuna di conoscerlo di persona e di ascoltare alcune sue confidenze visto che vicino a casa mia vive Carlo Leva lo scenografo di Sergio Leone.

Un repertorio assai vasto. Su che cosa avete puntato?

Il concerto oltre alla musica si lega anche ad aneddoti, racconti e alle immagini di alcune pellicole con la proiezione in simultanea di frammenti di film di cui eseguiamo la colonna sonora. Durante lo spettacolo si ascolteranno le musiche più celebri di Morricone in una sorta di percorso cronologico che parte dagli anni ’60 e dall’immaginario western di Sergio Leone per arrivare ai film di Tornatore , come «La leggenda del pianista sull’oceano»,  e  Quentin Tarantino.

Il brano e il film che la emozionano di più?

La colonna sonora che io prediligo è quella di «Malèna», film di Tornatore, che fra l’altro è la stessa che Morricone ha più volte detto di amare maggiormente anche se è legata ad una pellicola che non tutti ricordano. Invece il film più bello, per qualità della regia, della fotografia, degli interpreti e della musica è senza dubbio «Mission» di Roland Joffé che reputo un capolavoro assoluto.

Qual è, a suo avviso, la chiave della grandezza di Ennio Morricone?

Lui è come un abilissimo sarto di note capace di cambiare a seconda del modello che ha a disposizione la propria mano. Se ascoltiamo le musiche degli Spaghetti western lui ha uno stile diverso da «Mission» o da «The Hateful Eight» in cui pare di sentire Stravinskij. L’abilità è quella di essere un camaleonte, di saper dipingere come nessun altro le scene in celluloide che si trova davanti.

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