Imagine Yoko Ono, il libro che racconta John Lennon

Di solito gli anniversari si celebrano quando c’è una cifra tonda da festeggiare: Yoko Ono, che del disprezzo delle regole e del conformismo ha fatto una regola di vita, ha deciso di lanciare una campagna celebrativa dedicata a John Lennon che corrisponde ad alcune date simboliche: martedì 9 ottobre, giorno in cui Lennon avrebbe compiuto 78 anni, è uscito «Imagine Yoko Ono», un libro, curato da Yoko, che racconta, anche attraverso i ricordi personali di chi ha partecipato a quell’evento, la genesi di «Imagine», l’album leggendario da cui, un mese dopo la sua pubblicazione, fu tratto il singolo, pubblicato l’11 ottobre 1971, con una delle canzoni più famose ed evocative di sempre.
Contemporaneamente arriverà nei negozi «Imagine - The Ultimate Collection», un cofanetto di quattro cd e due Blu-Ray che racconta la genesi del secondo album solista di John dopo lo scioglimento dei Beatles: ci sono il disco originale, quello rimixato, le tracce di inediti, le prime versioni e perfino una versione in quadrifonia.

A completare il programma, nelle sale è arrivato «Imagine», il film diretto nel 1972 da John e Yoko, in versione restaurata con 15 minuti di contenuti inediti, che racconta la genesi dell’album canzone per canzone attraverso video musicali in cui, oltre a Phil Spector, che ha prodotto l’album, compaiono guest star come Fred Astaire, George Harrison, Andy Warhol, Dick Cavett, Jack Palance.
Ci sono poi filmati in studio con John e la band, con George Harrison, Nicky Hopkins (pianista e storico collaboratore dei Rolling Stones), Alan White (che diventerà il batterista degli Yes) e Klaus Voormam, il bassista fotografo storico amico dei Beatles.
E a proposito di omaggi anche Barbra Streisand ha inserito «Imagine» nel suo nuovo album in uscita il due novembre.

Dopo aver subito commenti razzisti (la chiamavano la ragazza gialla oppure occhi a mandorla) e, soprattutto, dopo aver sopportato per anni insulti e minacce perchè veniva considerata la donna che ha distrutto i Beatles, Yoko Ono, che porta con una disinvoltura straordinaria i suoi 85 anni, si è riappropriata del suo ruolo di musa.

In fondo l’inno pacifista più famoso di sempre è anche opera sua come è stato riconosciuto tardivamente anche da Lennon: già perchè all’alba del loro amore, nel 1967 quando lei era un’affermata artista d’avanguardia, Yoko aveva regalato a quello che sarebbe diventato l’amore della sua vita, una raccolta di poesie, intitolata «Grapefruit» e pubblicata nel 1964, dove c’è un testo che ha ispirato direttamente quello di «Imagine».
Lennon riconobbe il debito creativo solo dopo che il disco era già uscito Al di là della pace, abbastanza formale con Paul McCartney, e di quella ben più sostanziosa con Ringo (ma con lui è più facile andare d’accordo), e ben oltre il suo ruolo di custode ufficiale della straordinaria eredità artistica (e non solo, nel senso dei diritti ricavati) di Lennon, nel tempo Yoko, da strega malefica si è trasformata in fonte di ispirazione per generazioni di donne rock ma anche per personaggi tipo Billy Corgan, leader degli Smashing Pumpkins, suo dichiarato ammiratore.

Resta comunque la magia di «Imagine», un brano che da tempo ha superato i confini della musica ma che all’epoca, come d’altra parte l’album, fu accolto con freddezza dalla critica, in qualche caso fu quasi stroncato.
Lo stesso Lennon non era consapevole dell’incredibile potere di quella musica e di quelle parole. Eppure l’album contiene brani come «Jealous Guy», «How Do You Sleep», il durissimo attacco al suo ex socio Paul McCartney. Brani che sarebbero sufficienti a creare una carriera per un’artista che non fosse John Lennon, già fondatore della leggenda chiamata Beatles, ancora oggi la più potente forza evocatrice creata dal rock.

L’otto dicembre 1980, quando aveva solo 40 anni, Lennon fu assassinato da Mark Chapman, un fan squilibrato che gli sparò di fronte a Yoko a pochi passi dalla loro residenza di New York, il Dakota Building, lo stesso elegante palazzo dove Roman Polanski girò «Rosemary’s Baby». Negli otto anni che erano passati dall’uscita di «Imagine», John e la sua musa erano diventati due simboli viventi di pace e di tolleranza, mettendosi al servizio delle cause più nobili. una scelta che gli è costata l’ostilità dell’amministrazione Nixon che lo fece spiare dall’FBI (ma anche i servizi inglesi si sono occupati di lui) e ha tentato di espellerlo dagli Stati Uniti.

Il processo grazie al quale riuscì a ottenere, dopo anni, la Green Card, il documento che permette a un cittadino straniero di abitare negli Stati Uniti, ha fatto epoca.
Un genio della musica, colpevole di schierarsi contro la guerra del Vietnam, il Sud Africa dell’apartheid, di frequentare gente come Jerry Rubin, considerato un potenziale pericolo, un uomo da espellere. Una storia, purtroppo, oggi drammaticamente attuale.
Lo hanno ucciso prima che potesse vedere quella sua canzone diventare un inno collettivo, una preghiera laica amata anche dai religiosi, una delle poche canzoni capaci ancora di dare una speranza anche nei momenti più bui.

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