Harry Waters: «Adoro i Pink Floyd, ma ho preso un'altra strada»

Il figlio di Roger Waters, oggi a Trento, si racconta

di Fabio De Santi

C’è anche Harry Waters, figlio di Roger con il quale ha alle spalle diversi tour nel segno di The Wall, fra i protagonisti del Pink Floyd Day VII l’evento che si terrà oggi dalle 16 all’Auditorium Santa Chiara e culminerà con il concerto serale, dalle 21, in un teatro già sold out da giorni.

Una giornata dedicata ai Pink Floyd, alla loro musica, alla loro arte con un programma curato da Emi Baronchelli e da Stefano Leto, che prevede anche la presentazioni di libri e esposizione di memorabilia dei più grandi collezionisti italiani. Il live vedrà sul palco i Wit Matrix, una delle migliori tribute band italiane dei Pink Floyd, insieme, in alcuni momenti dello show al tastierista Harry Waters e al chitarrista statunitense Larry McNally autore anche per Eagles, Rod Stewart e Joe Cocker. Fra le curiosità della serata anche la presenza del Coro Canezza della Val dei Mocheni formato da piccoli coristi, dagli 8 ai 14 anni, pronti a cantare fra le note di Another Brick in the Wall. Al Centro Musica di Trento abbiamo incontrato proprio mr. Waters.

Harry Waters, come ha vissuto il rapporto con suo padre Roger e quanto ha influenzato la sua scelta di diventare musicista?
Non riesco a distinguere mio padre dal suo ruolo in famiglia da quello di musicista dei Pink Floyd perché sono due aspetti che si intrecciano e sovrappongono. Due aspetti inscindibili.
A casa mia si respirava musica non solo per Roger ma anche per la mia mamma, entrambi erano immersi in quel mondo e io ho vissuto fra dischi e strumenti musicali. Poi ho fatto le mie scelte e ho preso la mia strada che a volte è tornata ad intrecciarsi con quella di mio padre.


Riguardo ai Pink Floyd per lei qual è l’unicità di questo gruppo diventato leggenda?
Adoro i Pink Floyd a prescindere dal mio vissuto. Hanno saputo mettere tantissimi elementi nella loro musica e anche saputo trasformarli in emozioni e anche per questo sono una formazione così amata e apprezzata.
La sua formazione di musicista l’ha vista anche come turnista al fianco di musicisti come Marianne Faithfulf e Ozric Tentacles: quanto sono state importanti queste esperienze?
Ogni interazione musicale o collaborazione che ho avuto fino ad oggi come musicista mi ha portato delle cose positive. Tutte le esperienze sono servite ad essere quello che sono, mi hanno formato, mi hanno fatto assorbire suoni ed imparare molto.


Quali sono i suoi punti di riferimenti, gli artisti che ama?
A casa mia giravano i dischi di Buffalo Springfileld, King Crimson, Doctor Jones, Buddy Holly, Neil Young, Beach Boys ma poi ho incominciato ad ascoltare anche musica più pesante come quella di Led Zeppelin e Black Sabbath.
Non ha citato nulla legato al punk o agli ‘80. A parte qualcosa dei Clash ho sempre guardato altrove e, ora che ci penso, potrei citare anche Weather Report fra i miei miti.

Cosa la unisce a Larry McNally in questo progetto?
Quando io e Larry ci siamo incontrati abbiamo scoperto di avere una grande passione per il jazz anche se non suoniamo jazz. Amiamo entrambi la cura dei dettagli quando suoniamo o registriamo i nostri dischi creando un’alchimia particolare che porta a suoni vicini al blues ma non solo.

Ci sarà spazio anche per qualche vostro brano originale stasera a Trento?
Volevo sottolineare come per me e Larry sia un onore essere stati invitati per questo evento che per noi è una data unica in Italia. Siamo felici di suonare con i Wit Matrix, con i quali sono in contatto da tre anni, e suoneremo oltre a brani dei Pink Floyd anche alcune composizioni tratte dai nostri cd, l’ultimo dei quali sta per essere pubblicato.

Lei vive negli Stati Uniti: qual è la sua opinione sull’era Trump?
È tutto un gran casino - sorride ndr - un grandissimo casino!

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