Tony Renis, 80 anni e non sentirli

Tony Renis ha compiuto ieri 80 anni. Renis, il cui vero nome è Elio Cesari (il padre era il pittore Orfelio Cesari), è un personaggio singolare nella storia della canzone italiana, un interprete di successo che, dopo l’esplosione mondiale di Quando quando quando , è diventato un punto di riferimento nel grande giro americano per gli artisti italiani, grazie alle sue amicizie che vanno da Hollywood alla Casa Bianca.

Nato a Milano, ha cominciato praticamente da bambino. Tutto è cambiato con «Quando quando quando»: un successo clamoroso. Diventa amico di Frank Sinatra e delle stelle di Hollywood.

Il 1972 è l’anno di un nuovo trionfo: Mina incide «Grande grande grande», che sarà non solo uno più grandi successi della sua carriera, ma anche uno dei brani italiani più conosciuti nel mondo. Diventa amico di Gregory Peck, Kirk Douglas e del futuro presidente Ronald Reagan, contribuisce a lanciare Nikka Costa, figlia di Don Costa, storico arrangiatore di Frank Sinatra.

Sono rapporti che metterà a frutto quando svolgerà un ruolo decisivo nel lancio di Andrea Bocelli negli Usa. Un ruolo simile lo ha svolto con Il Volo, portati da «Ti lascio una canzone».
Prima aveva scritto, con il contributo di Silvio Berlusconi, l’inno del Milan, mentre nel 1999 ha vinto un Golden Globe, e ottenuto una candidatura all’Oscar, per «The Prayer», la canzone interpretata da Celine Dion e Andrea Bocelli e scritta per il cartoon «La spada magica» («Quest For Camelot»).

Nel 2004 è stato il direttore artistico di un festival di Sanremo che, a causa del boicottaggio delle major del disco, vide in gara un cast di esordienti (vinse Marco Masini, allora libero da contratti discografici): anche in quell’occasione però riuscì a diventare un beniamino per i media e i giornalisti, anche di quelli più giovani che non lo conoscevano.
Il suo stile di vita? Lo riassume lo slogan che ha coniato per la sua carriera: «no zio Tony, no party».

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