«Sir» Skardy in difesa del reggae

di Fabio De Santi

Con il suo reggae in salsa veneziana insieme ai Pitura Freska ha conquistato gli appassionati del genere in Italia senza mai abbandonare il suo mestiere di bidello a scuola anche nei momenti più fortunati.

Lui è Oliver Skardy, con tanto di Sir in testa al nome, che approda ora per la prima volta a Trento con il suo nuovo progetto Made in Italy Sound System nel concerto organizzato per il 28 aprile al nuovo Bar Chistè con la direzione artistica di Giuseppe Marchi. Un set che, come ci racconta Skardy - al secolo Gaetano Scardicchio - in questa intervista pur rifacendosi alla tradizione giamaicana del cantante che si esibisce alla voce sulle basi fornite da un selecter va nella direzione di alcune scelte particolari nella selezione dei brani, indirizzate a produzioni del nostro paese.
Da dove nasce il progetto Made in Italy Sound System?

Dal voler proporre la mia musica anche in una versione più soft rispetto a quella suonata dal gruppo dal vivo. Oggi in Italia la musica dal vivo sta letteralmente scomparendo. Ormai c’è solo la serie A, i big o quasi che lavorano e tutte gli altri fanno fatica. Allora noi proponiamo questa cosa come un qualsiasi spettacolo di rap con le basi e con i vocalist che ci cantano sopra. È il modo più economico per girare e credo che molti gruppi in Italia in questo momento stanno uscendo con una formula di questo genere perché è l’unica che lo permette.

Cosa hai infilato in questo set?

Tante canzoni italiane a cominciare dalle mie e da quelle dei Pitura. C’è tanta improvvisazione e abbiamo basi jamaicane ma anche diverse costruite in Italia da artisti che fanno reggae. Abbiamo pensato di chiamarlo Italia Sound System per diversificarlo un po’ da quella che è la moda generale, cioè di fare delle copie degli inglesi e degli americani. Sicuramente la maggior parte delle volte, usiamo brani che non sono nostri ma che ci piacciono, ci sono anche delle situazioni in cui facciamo dello sfottò, che cantiamo dentro una canzone che a noi non piace tanto per prenderla in giro. Mi piace fare intrattenimento. Dei Pitura nello spettacolo inserisco le ?più grosse?, le più importanti?.

Hai qualche rimpianto sui periodo legato ai Pitura Freska?

Mi dispiace che la storia si sia fermata e non per causa mia, non è che io abbia deciso di andare in pensione. Purtroppo tutta una serie di eventi hanno fatto in modo che il gruppo finisse, non siamo stati i primi e neanche gli ultimi. Il rimpianto c’è anche perché eravamo inesperti ed ingenui. Magari se uno facesse le stesse cose quando ha 40 invece che 20 le farebbe un po’ meglio. Però è successo a gente che aveva più successo di noi e quindi non possiamo certo recriminare nulla.

Qual era la vostra forza?

Personalizzare la musica reggae, di farla nostra cantando in veneziano e chiaramente non avendo le capacità tecniche dei musicisti giamaicani, ne è uscito un prodotto musicale un po’ più "all’italiana". Sono stati anni molto belli e ci siamo presi le nostre soddisfazioni.

Come vedi i giovani d’oggi sul fronte musicale?

I ragazzi ascoltano di tutto, anche se non sanno chi propone il brano, non conoscono i titoli e non conoscono l’epoca storica in cui è uscito. La cosa peggiore di questi anni è che abbiamo dei ragazzi che ascoltano molta musica elettronica, amano i suoni da computer che oggi spadroneggiano, difficilmente ascoltano musica suonata, questa è una cosa molto grave, rischiano di fossilizzarsi. C’è in giro poca voglia di approfondire, i giovani si fermano alla superficie senza scavare, esplorare, capire a fondo cosa c’è dietro il semplice suono.

Ma ci sarà mai un nuovo album di Oliver Skardy?

Io sto continuando a scrivere. Ho un repertorio nuovo e spero di riuscire a pubblicarlo e ad andare in giro a promuoverlo. Si tratterà del mio ultimo album, quello della pensione perché ormai non vale molto la pena incidere in un mondo di musica sempre più usa e getta.

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