Levico aspetta Beppe Carletti «Saremo sempre Nomadi»

di Fabio De Santi

Viaggia attorno a quota mille il numero di biglietti staccati per il ritorno dei Nomadi in Trentino (foto di Joanna Marioni). Cresce infatti l’attesa per il concerto della band emiliana che il 26 dicembre, alle 21.30, sarà a Levico nell’ambito del tour per il nuovo album uscito a fine ottobre. Per i fan dei Nomadi sarà questa la prima occasione per ascoltare live alcune canzoni del disco Nomadi dentro ennesimo capitolo di una discografia davvero sterminata di una storia musicale diventata leggenda. Del nuovo lavoro dei Nomadi e dei contorni di questo spettacolo abbiamo parlato con Beppe Carletti l’unico «nomade» delle origini.

Carletti cosa raccoglie «Nomadi dentro»?

Credo che sia il nostro miglior disco da parecchio tempo a questa parte. È un lavoro che secondo me vale il confronto con alcuni nostri album degli anni ’60 e ’70. Ne vado orgoglioso perché esprime appunto quello che noi siamo oggi, nomadi dentro appunto.

Dal punto di vista dei suoni che colori ha?

Tutto quello che si ascolta nel disco è roba nostra, suonata da noi, senza artifizi. Siamo della vecchia guardia, non usiamo computer di sorta, suoniamo strumenti veri dalla batteria all’organo Hammond. So che non va più di moda ma noi la pensiamo così, il nostro sound è questo e ne siamo da sempre orgogliosi. Chi ci ama e ci segue vuole sentirci così e noi non snatureremo mai la nostra anima, non useremo mai una batteria elettronica!

Un lavoro segnato dalla nuova voce «nomade» quella di Yuri Cilloni?

Yuri ha dato il suo contributo fondamentale a questo cd. Sa cantare, è un nomade dentro anche lui. Yuri viene da una cover band dei Nomadi, conosce bene il nostro essere e non abbiamo davvero dovuto insegnarli niente. Aspettavamo da tempo uno come lui, una persona che crede in quello che canta, che lo vive dentro.

Nel disco c’è anche un brano firmato da Francesco Guccini… un ritorno quasi alle origini per voi?

Quattro anni fa Francesco ci aveva dato questo brano ed era arrivato il momento di registrarlo e farlo ascoltare. È una canzone che descrive i Nomadi e la nostra storia, fra passato, presente e futuro. Un altro brano di cui vado fiero è quello scritto da Alberto Salerno che aveva scritto anche “Io vagabondo”. Queste due figure ci rimandano con un filo di note verso un passato che è ancora presente.

Cosa racconta invece un pezzo come «Decadanza» il singolo chiamato ad anticipare il cd?

È una sorta di danza delle decadenza, che fotografa tutto quello che sta accadendo attorno a noi, in un mondo fra guerre, speculazioni sui farmaci, ingiustizie. Questa è una canzone nomade per eccellenza.

Che live si devono attendere a Santo Stefano i vostri fan trentini?

Del nuovo cd ascolteremo solo qualche assaggio lasciando spazio alla nostra storia raccontata in due ore e mezza di musica con le canzoni più rappresentative e qualche brano a sorpresa rinvigorito proprio dalla voce di Yuri.

La storia dei Nomadi non finisce davvero mai, cosa avete in cantiere per il 2018 alle porte?

Sarà un anno fitto fitto di live e forse per me sarà anche quello di un nuovo libro.

Come vede l’Italia di oggi?

Non è certo un’Italia da bere, come si diceva una volta a Milano, ma un Paese ferito che ha ancora bisogno di riprendersi e trovare la sua direzione. Dobbiamo tutti crederci e rimboccarci le maniche davanti alla sfide non facili del futuro.

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