Arto Lindsay a Trento Stasera a Sanbapolis

di Fabio De Santi

Arto Lindsay, un live fra tropicalismo e post punk lunedì 13 a Sanbàpolis

«Sono sempre stato un musicista curioso ed interessato ai cambiamenti, alle trasformazioni, alle interazioni e alle contaminazioni che possono nascere fra generi molto differenti». Sono queste le parole con cui un musicista di culto come Arto Lindsay definisce le sue coordinate musicali che emergeranno questa sera, alle 21, al Teatro di Sanbàpolis. Lindsay, con la sua band, sarà il protagonista del primo evento della rassegna Transiti, affidata dal Centro S. Chiara alla direzione artistica di Alberto Campo.

Da sempre nel linguaggio musicale di Arto Lindsay si combinano l’effervescenza avant-garde del post punk originario e l’eco del tropicalismo. Newyorkese di nascita, ma segnato in profondità dall’esperienza compiuta in età infantile al seguito dei genitori missionari in Brasile, Lindsay condensa in musica l’essenza di quel tragitto esistenziale: da un lato si coglie il riverbero del furore sonoro che a metà anni Settanta scuoteva la Lower East Side di Manhattan, dall’altro è nitida l’ascendenza di figure quali Caetano Veloso e Tom Zé (dei quali non a caso è stato produttore).

L’ultimo disco di Arto Lindsay, uscito in primavera, è Cuidado Madame: titolo mutuato da quello di un film del regista carioca Júlio Bressane, fra Cinema Novo e B-movie. A simboleggiarne il contenuto è la bossa nova futurista «Ilha do Prazeres», sintesi della stessa identità artistica dell’autore considerato come un vero e proprio genio naif. Dei suoi ultimi lavori il sito Sentireascoltare scrive: «Encyclopedia of Arto, era un’antologia a due facce: da una parte un greatest hits con il meglio della recente produzione solista di marca etno-pop e dall’altra una performance grezza per voce e chitarra.

Ora l’album «Cuidado Madame» arriva dopo questa sorta di punto a capo, a mescolare le carte sovrapponendo e mettendo insieme le diverse anime del suo eclettico titolare: ad emergere la collaborazione con un gruppo di percussionisti candomblé ma, soprattutto, il suo amore per James Blake, D’Angelo e l’hip-hop contemporaneo di Earl Sweatshirt».

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