Mariano de Tassis illumina la musica di Renato Zero

di Fabio De Santi

Dopo aver centrato un vero e proprio filotto di «sold out» il nuovo spettacolo di Renato Zero - Zerovskij... solo per amore - si appresta a conquistare anche l’Arena di Verona per un doppio show in cartellone l’1 e 2 settembre. «Zerovskij» è basato sui 19 brani inediti che compongono l’omonimo doppio nuovo album del cantante e propone una sorta di teatro totale che porta in scena un eccezionale dispiegamento di forze artistiche, fondendo musica alta, prosa e cultura pop. A curare uno degli aspetti più importanti della scenografia, quello di giochi di luce, è il light designer di Trento Mariano de Tassis che in questa intervista ci racconta come è stato coinvolto in questo progetto targato Zero.

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Come è nata questa nuova collaborazione con Renato Zero?

Questa è la mia seconda esperienza al fianco di Renato Zero dopo che mi aveva voluto con lui in occasione dell’«Alt In Tour». Mi sono avvicinato a questo progetto, «Zerovskij», con un approccio assolutamente diverso rispetto agli altri concerti. In questo caso c’è stato un ascolto condiviso nello studio di Renato dell’opera completa, che dura tre ore e un quarto, dove la parola e la drammaturgia hanno una grande importanza. È un’opera pop ambiziosa ma Renato Zero è uno dei pochi artisti, se non l’unico, che può permettersi di fare un concerto senza suonare i classici che la gente vuole.

E come si è calato in queste ambientazioni?

«Zerovskij» ha un allestimento ambientato in una stazione fine Ottocento - inizi Novecento perciò in stile liberty. Zero aveva un’idea sua personale di un’ambientazione non troppo luminosa, ma piuttosto velata quindi ho lavorato moltissimo con la luce che non è mai piena ma ha sempre degli effetti al suo interno, è presente molto fumo ed anche i colori come il rosa antico e il bianco ghiacciato sono particolari. Essendo quasi un’opera ho voluto dare volume ai diversi momenti ad esempio quando suona il pianoforte, e ai diversi luoghi del palco magari dove c’è l’orchestra o dove si trova il coro.

Immagino non sia stata un’impresa semplice nell’intreccio di musica e parole.

Già in occasione della tournée precedente Renato Zero aveva introdotto un certo grado di  sperimentazione con la presenza sul palco di un attore che interrompeva ogni tanto il concerto. Ma in questa  opera ha voluto andare oltre: ci sono sette attori e molti momenti legati al parlato. Non è stato semplice costruire una drammaturgia luminosa che segua insieme al testo lo spettacolo perciò c’è una soddisfazione in più, molto grande, anche perché sono riuscito ad unire due cose che ho fatto per molto tempo: teatro ed opera.

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Vi aspettavate questo successo?

Da fuori ci siamo chiesti anche noi come sarebbe stata accolta dalle persone questa nuova creazione di Renato Zero. C’è stata una bella reazione, fin dalle prime rappresentazioni, cinque, fatte a luglio al Foro Italico di Roma, con la gente in silenzio che ha seguito lo spettacolo con attenzione arrivando poi ad un’esplosione finale.

Dal punto di vista musicale che cosa riserva questo show?

Le note sono quelle di una grande orchestra di 61 elementi, 30 coristi e 7 attori per uno spettacolo che consacra i suoi 50 anni di carriera. All’interno ci sono molti brani nuovi accanto a quelli «storici» della sua produzione magari pescati anche dal lato B dei 45 giri però altrettanto potenti, come «Padre nostro» e «Siamo eroi».

A quali altri progetti sta lavorando?

Dopo l’Arena sono impegnato nella prima dello spettacolo «Percorsi»: un percorso immersivo per vigneti che si terrà il 3 settembre a Mezzocorona per «Settembre rotaliano» con Carlo Casillo e Miscele d’Aria Factory.

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