L'Orchestra di Piazza Vittorio viaggio «religioso» in musica

di Fabio De Santi

Da quindici anni ormai l'Orchestra di Piazza Vittorio partendo dalla sua base romana ha diffuso i colori della sua musica contaminata in tutta la Penisola e non solo.

L'Orchestra multietnica guidata da Mario Tronco , componente degli Avion Travel, suonerà all'alba sabato alle 6 del mattino a Col Margherita in Val di Fassa il suo «Credo. Mille sfumature sonore per una sinfonia di pace».
Tronco, com'è nato questo vostro «Credo»?
Lo spettacolo ha preso forma durante i nostri interminabili viaggi in pulmann. Si parlava di vari argomenti ma quello della religione e della fede tornava di frequente in maniera molto seria a volte, più ironica in altre. I musicisti dell'Orchestra hanno un rapporto molto diverso rispetto a noi occidentali e le loro diverse visioni diventavo argomento di discussione e confronto. Così abbiamo deciso di affrontare in uno spettacolo questo tema.
Un argomento non facile in questi tempi?
Il «credo» della nostra Orchestra, come dicevo, è decisamente composito fra musulmani, induisti, credenti della domenica e atei. E proprio «credo» è una parola che si trova in tutte le religioni. Poi la parola ha una doppia valenza: quella appunto di credere, di avere fede, come asserzione, sia quella legato al dubbio. Questa doppia valenza è proprio il tema conduttore del concerto.
Lei ha usato anche la definizione di «Oratorio interreligioso».
Mi piace perché il nostro messaggio è quello del dialogo interreligioso e della tolleranza. Questo partendo proprio dalle note in un intreccio di musica sacra, blues, sufi, araba, accanto a quella brasiliana e mediterranea fra Rossini, Britten e De Machaut.
Un dialogo, appunto, difficile perché le religioni da sempre più che unire, dividono.
Il monologo è l'asserzione di un punto fermo che non ammette repliche, il dialogo è aprirsi alla possibilità di capire, di intuire, di aprire la mente. Oggi gli intrecci fra fede ed economia, fra i credo e gli opportunismi politici e geografici rischiano di portare sempre a nuove tensioni e divisioni. In questo contesto ci salva la musica.
La prima di Credo è del 2015: quale evoluzione ha avuto lo spettacolo in questi due anni?
In questo periodo abbiamo fatto alcune modifiche, sul repertorio, ma direi non sostanziali. Il testo dello spettacolo è stato scritto insieme a José Tolentino Mendonça che è un'intellettuale religioso di Lisbona ed è direttore dell'Università cattolica di Lisbona. Altri testi sono stati tratti da Ibn Arabi, Giordano Bruno, Giorgio Caproni, Zvi Kolitz e Fernando Pessoa.
Qual è il suo pensiero, da musicista impegnato per le contaminazione e l'incontro sul tema dei migranti?
Credo che il problema stia assumendo una dimensione apocalittica, difficile ormai da controllare per la sua complessità. Un problema sottovalutato per anni. Ogni tanto penso che se avessi dovuto creare oggi l'Orchestra di Piazza Vittorio probabilmente non ci sarei riuscito. Ovunque la politica usa questo argomento in maniera scellerata e senza pensare a vere poltiche di accoglienza.

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