La leggenda dell'acid jazz James Taylor al Melotti

di Fabio De Santi

Il loro primo singolo Blow Up coverizzava in maniera trascinante un pezzo di Herbie Hancock tema dell’omonimo film cult degli anni sessanta mentre il primo album guardava alle cover di note sigle di film degli anni sessanta, come ad esempio Alfie. Queste le origini del James Taylor Quartet, la formazione inglese guidata
dall’hammondista James Taylor, che dalla fine degli anni ottanta ad oggi è diventato un vero e proprio punto di riferimento per l’acid jazz e funk internazionale. Proprio dal musicista inglese , atteso al Melotti di Rovereto il 16 febbraio per Jazz’About, ci siamo fatti raccontare passato e presente del gruppo.

Mr.Taylor iniziamo dal tour che arriverà anche in Trentino.

«In questo live suoneremo sia pezzi nuovi sia altri legati alla nostra storia, il tutto con una forma strumentale Hammond style.

Lei è una delle leggende dell’acid jazz; come vive questo ruolo?

Grazie per i complimenti, sono onorato dal fatto che il mio lavoro venga valorizzato. Ho sempre lavorato duramente come musicista per cercare di entrare in connessione con gli spettatori e con il pubblico di tutto il mondo.

A proposito di Acid jazz si riconosce oggi in questa definizione o preferisce il termine funky per il suo sound?

Il termine Acid jazz è parte di un’era, per lo più degli anni ’90, ma noi suoniamo da trent’anni anche stili abbastanza differenti. Quindi posso dire che l’acid jazz fa parte ed è stato parte del mio percorso artistico ma al di là degli stili, quello che oggi mi preme dire come  compositore, musicista e leader di una band che la dimensione live è la cosa che mi cattura ed interessa maggiormente.

Come è nata la sua passione per l’Hammond?

Mi è venuta ascoltando r’n’b americano e britannico mentre i miei miti musicali con cui sono cresiuto da ragazzo sono Jimmy Smith, Jack Mcduff, Jimmy Mcgriff, Booker T Jones, Charles Earland.

Come definirebbe la dimensione live del James Taylor Quartet?

Trasmette un sacco di energia e passione, vogliamo sempre che il coinvolgimento nella performance sia elettrizzante.

Cosa pensa dell’Italia e del suo pubblico?

Amo l’Italia e la sua gente. Da voi abbiamo fatto dei live memorabili. Mia moglie è italiana e per questo un po’ io sento l’Italia come il mio secondo Paese.

Oltre la musica; cosa pensa della Brexit?

Ci sono rimasto male, sono stordito e intristito dal risultato. Proprio non me l’aspettavo.

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