Ale e Franz oggi a Trento «I lati latitanti delle persone»

di Fabio De Santi

Ale e Franz , una delle coppie comiche più amate dal pubblico tricolore, tornano ad esibirsi questa sera, giovedì, all'Auditorium Santa Chiara di Trento con il loro nuovo show «Tanti lati latitanti» (ore 21; quasi esaurito: una ventina di posti ancora disponibili).

Uno spettacolo che vede alla regia Alberto Ferrari ed è stato scritto da Alessandro Besentini, Francesco Villa e Antonio De Santis , in cui i due comici milanesi esplorano il mondo delle relazioni a cui Ale e Franz, come coppia, da sempre si ispirano. L'inesauribile materiale umano è sempre il punto di partenza da cui tutto nasce. In questa intervista proprio Ale, al secolo Alessandro Besentini, ci racconta la genesi di questa avventura teatrale. 
Ale, come nasce un titolo come «Tanti lati latitanti» che è un po' uno scioglilingua?
Ci sembrava un titolo ideale per racchiudere il senso di questo spettacolo. Crediamo che tanti lati delle persone latitano, nel senso che tanti aspetti spariscono, non si vedono o non si colgono. Da questo punto ha preso forma il nostro show che cerca di scoprire questi lati latitanti materializzandoli nei nostri sketches. Ogni incontro nasce da una coppia e ogni dialogo nasce da un incontro. A ogni azione verbale e non,corrisponde una risposta... quella dell'altro....
Cosa c'è di diverso e cosa di «tradizionale» nel vostro show rispetto al passato?
Di collegamento con quello che io e Franz siamo da anni, c'è la sperimentazione della scrittura e il nostro modo di porci sul palco. Per il resto è uno show completamente nuovo rispetto al passato, uno spettacolo comico che a quanto pare piace tantissimo e la cosa ci gratifica. Posso anticipare che l'unico passaggio che guarda indietro è quello inerente ai due vecchietti: due personaggi a cui siamo affezionati noi e anche il nostro pubblico e che di conseguenza non potevamo abbandonare così a cuor leggero.
Oltre alla sperimentazione vi siete anche divertiti in tv con l'improvvisazione: vi piace quella dimensione?
Il programma a cui fai riferimento, «Buoni alla prima», ci ha dato molto e ci siamo divertiti tantissimo a farlo e anzi speriamo di poterlo rifare prima o poi, però in teatro non seguiamo questa strada perché uno spettacolo deve avere i suoi tempi e l'improvissazione, quando c'è, si lega a qualcosa di nuovo ed imprevisto che può accadere ogni tanto.
A proposito di televisione c'è qualcosa in ballo per il prossimo anno?
Per ora stiamo finendo Zelig e abbiamo fatto qualche apparizione a Quelli che il calcio. Per il futuro non sappiamo ancora. Ci sono diverse proposte su cui stiamo riflettendo e intanto siamo concentrati più sul teatro.
Intanto resistete come duo in un mondo del cabaret e della che mi pare sempre più puntare sulla dimensione da «solista».
È vero negli ultimi anni sta prevalendo questa tendenza con il singolo comico che prevale su chi prova a far ridere in due o in tre. Noi duriamo da tanto perché continuiamo a divertirci insieme e a volte abbiamo la sensazione di essere una coppia di fatto, il nostro anzi è una sorta di matrimonio tutto da ridere.
C'è chi dice che il far ridere made in Italy sia in crisi, che nei teatri è difficile fare grandi numeri.
Sarebbe un discorso lungo e da chi vede e vive come noi questo mondo dall'interno è difficile giudicare. Di certo la comicità passa sempre più anche attraverso altri canali come il web in un processo di trasfomazione e di fruizione inevitabile, ma che non credo possa mai portare alla fine della dimensione live.

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