Arco, Mandrea Music Festival in scena anche i Temenik Electric

di Fabio De Santi

Ci sono i colori della musica del mondo a dipingere le atmosfere del Mandrea Music Festival di Arco che si è aperto mercoledì scorso e si chiuderà lunedì 1° agosto.

Fra le giornate clou quella di domani, sabato 30 luglio, quando sui diversi palchi allestiti nel verde in località Mandrea saliranno anche i Temenik Electric, una band dalle origini algerine e marsigliesi, che mischia i suoni del deserto con un pop rock futurista occidentale.

“Inch’Allah Baby”, il loro secondo lavoro è uscito il 20 novembre, appena una settimana dopo gli attentati terroristici di Parigi. Con il cosiddetto “mondo arabo” nel mirino dei media e la Francia blindata, per i Temenik non è stato facile tener fede alla tabella di marcia. Ma non si sono arresi, in quanto musicisti e in quanto da sempre portatori di un messaggio di unità e condivisione. Nessun passo indietro dunque, neppure nella scelta del titolo: «C’era già Achtung Baby, c’era Hasta la Vista Baby... Ci siamo detti che l’anello mancante al giorno d’oggi non poteva che essere Inch’Allah Baby!”.

Nove tracce su 10 del nuovo lavoro sono in lingua araba: «Semplicemente perché si sposa molto bene con il rock. Come l’inglese, è una lingua che non bisogna necessariamente capire, ma che ha una bella musicalità» spiega il leader della band Mehdi, che non ha mai nascosto di essere cresciuto con la passione per musicisti come gli U2, Bob Dylan e Ben Harper, mentre la riscoperta delle sue origini algerine è avvenuta piuttosto tardi, grazie ad un viaggio a Beni-Abbes nel 2010. Il contatto con la terra dei suoi genitori è stata come una seconda folgorazione, che ha infine portato a quella fusione di rock elettronico e percussioni ancestrali, quel mix tra Chaabi (la musica popolare nordafricana) e pop moderno, che è un po’ il marchio di fabbrica della band.

E quindi capita che le darbouke facciano da sfondo alle chitarre distorte, che cori e ipnotici assoli di ney (il flauto arabo) si fondano con il suono del sintetizzatore, in un’armonia tra antico e moderno che in questo secondo lavoro si fa più matura anche grazie allo zampino in sede di produzione di Tim Oliver e di Justin Adams, quest’ultimo chitarrista e collaboratore di Robert Plant, con il pallino per la musica del Nord Africa, che ha portato all’attenzione internazionale gruppi come i pluripremiati Tinariwen e il loro folk-blues dall’anima berbera.

Arrivano dall’Inghiliterra i K.O. G. and The Zongo Brigade una nuovissima ensemble composta da 9 elementi proveniente da Sheffield, pesantemente influenzata dalla musica west africana ghanese e dall’afrobeat di Fela Kuti, nonché dal soul , dal funk e dal reggae, in quello che ora come ora viene definito “afro fusion”. Un crogiuolo di energia e ritmo ancestrale uscito da una burrasca musicale multietnica.

Dopo la grande esperienza della partecipazione al prestigioso festival di Glastonbury nell’estate del 2015, per il quale sono stati selezionati tra oltre 6000 bands e hanno avuto l’onore di esibirsi sul West Holts stage, hanno dato di recente alle stampe il loro esordio discografico, un EP live intitolato “Akwaaba” Live EP, che cattura in pieno l’energia primordiale che la band sprigiona durante i concerti.

Ha la sigla di Xixa Il nuovo progetto dei due membri dei noti Giant Sand Brian Lopez e Gabriel Sullivan che ha debuttato ha fine 2015 e ha già raggiunto l’attenzione dei media internazionali. Da Tucson, Arizona, gli Xixa propongono un inedito mix di cumbia, psichedelia mistica e rock’n’roll. Il loro primo disco intitolato “Bloodline” è uscito lo scorso febbraio, portando alla ribalta una proposta dalle forti influenze sudamericane, in particolare peruviane, mescolate al particolare country r’n’r del deserto dell’Arizona. Gran finale con dj Vadim considerato un innovatore sul fronte della musica elettronica con la sua proposta musicale che spazia dal reggae al dub, hip hop, soul, jungle e bass.

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