«Bisogna capire quando fermarsi»

«Quando andavo a scuola, mi rifiutavo di avere un diario segreto perché mi pareva inutile scrivere senza che i miei pensieri fossero destinati ad altri lettori all'infuori di me». È un Cesare Cremonini sincero e diretto quello che, di fronte a un pubblico di giovani, si è confessato a Spoleto nella prima giornata degli «Incontri» di Paolo Mieli, la rassegna di conversazioni in tutti i fine settimana del «Festival dei 2Mondi». 

«Sono sempre stato convinto che l'arte abbia bisogno del consenso popolare per materializzarsi. Io non ho mai pensato di poter diventare un artista senza ricevere l'applauso del pubblico. Pupi Avati, con cui ho lavorato qualche anno fa, diceva sempre che cerco di piacere a tutti, e in parte aveva ragione. Fare l'artista per me significa non solo scrivere, ma pubblicare». Una ricerca costante, quella di Cremonini, e quando Mieli gli chiede se si rischia di scontrarsi con la routine dei cantanti che, persa l'ispirazione, producono dischi senza più lo smalto di un tempo, risponde: «Non ho mai voluto diventare il tirabuoi di un progetto discografico, continuando per decenni a pubblicare canzoni senza tentare che ogni mio disco fosse influente su chi poi lo avrebbe ascoltato. Lo rifiuterei. È doveroso, secondo me, per un artista accorgersi quando è il momento di fermarsi, perché forse quello diventa il momento per costruire qualcos'altro nella propria vita personale».

Cremonini ha parlato poi della famiglia, dei genitori e dell'amore. Tutti gli incontri sono in streaming su cultura.rai.it/ e sono fruibili sul web e sui principali social network.

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