Festival della filosofia oltre 200 appuntamenti fra Modena, Carpi e Sassuolo

Il termine «persona», cui quest'anno è dedicato il Festival Filosofia che si è aperto ieri (200 appuntamenti in tre giorni a Modena Carpi e Sassuolo), significa in latino «maschera teatrale» e quindi 'personaggio', così che il termine col tempo passò a qualificare l'individuo, nell'ottica del proprio ruolo che ognuno ha nel mondo. Per il diritto romano la 'persona' era quella che aveva dei diritti (in confronto per esempio a uno schiavo), in tempi più moderni si lega la 'persona' alla coscienza di sé e come tale (per Kant) portatore di una legge morale da cui deriva la sua dignità e il bisogno di rispetto di sé e dell'altro: ''Agisci in modo da trattare l'umanità, in te e negli altri, non solo come mezzo, ma anche sempre come fine''. Insomma la persona si definisce anche attraverso il suo, spesso complicato, rapporto col mondo. Sono queste le premesse di molte delle lezioni magistrali degli studiosi e pensatori presenti al festival (53 in tre giorni) e Remo Bodei, presidente del Comitato scientifico del festival, parte dal ritratto e l'autoritratto, dai volti di ieri e oggi che ci aiutano a capire il passato, per arrivare all'interrogarsi di Luigi Pirandello su se stessi e la propria persona, la maschera che ci diamo e che può anche divenire una gabbia, pronta a spaccarsi in seguito a avvenimenti grandi o piccoli della vita.

Bodei porta da esempio il romanzo ''Uno, nessuno, centomila'' in cui al protagonista a un certo punto la moglie fa notare una cosa che lui non aveva mai visto: che il suo naso è storto! e da questa notazione deriva la coscienza che gli altri lo vedono come lui non si vede: ''Io sono per gli altri centomila, diverso a seconda del punto di vista che hanno loro'' e questo minerà pian piano tutte le sue sicurezze, l'unità del suo essere individuo e persona. Un discorso che da metaforico Colin Crouch, sociologo britannico, trasporta su un piano pratico e sociale: ''dobbiamo e possiamo avere una serie di identità da adottare in diverse occasioni. Siamo noi stessi come persone individuali, m anche membri di famiglie, di abitanti di città, regioni, nazioni, cittadini dell'UE e in un certo denso dell'umanità. Sicuramente tutte queste identità dell'io possono entrare in conflitto, anche se è in genere possibile raggiungere un qualche compromesso, facendo interagire e aiutarsi reciprocamente le nostre varie identità''. Ma oggi è tutto più difficile con un'evoluzione dei tempi e della realtà molto veloce e magari il ritrovarsi in casa culture lontane, asiatiche o africane: con la globalizzazione che avanza per Bodei c'è disorientamento visto che abbiamo ancora parametri di giudizio vecchi e inadeguati che, per citare Bauman, portano i nostri rapporti sociali ad essere laschi, liquidi di chi ha perso il bisogno di avere da un lato una personalità coerente e dall'altro si trova a accogliere in sé la pluralità delle esperienze altrui senza metabolizzarle e in forma non traumatica.

Anche per tutto questo Michael Rose, docente di Etica a Harvard, parla di crisi dell'identità: ''ciò che oggi le manca e' un fondamento di significato univoco, ben definito, e una tale ambiguità lascia spazio alla strumentalizzazione'', a confusione e insicurezza, da cui magari nasce la paura. E Michel Agier, direttore dell'Ecole des Hautes Etudes di Parigi, lega questo discorso d'identità al rapporto con l'essere straniero, sottolineando come si finisca di essere tutti stranieri, perché la relazione con lo straniero rende tutti estraniati: ''La storia dell'umanità è una storia di migrazioni che hanno nel tempo trasformato sia le società che accoglievano sia i nuovi arrivati. I problemi nascono quando non si accettano e riconoscono le diversità culturali e si bloccano le frontiere, interrompendo il necessario e vitale processo di scambio''. Naturalmente questo è uno dei percorsi di riflessione, ché al festival se ne svilupperanno vari altri, con attenzione alla formazione e poi messa in scena del sé (Silvia Vegetti Finzi e Marc Augè), all'io e l'identità nel Web, la questione dei diritti, delle differenze di genere, sino al discorso sulla soggettività animale o sul rapporto con la morte.

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