La difesa dei beni comuni Dibattiti a Rovereto e a Trento

di Nicola Guarnieri

Proteggere i beni comuni dalle ondate di privatizzazioni che da decenni interessano anche l'Italia. Far passare il concetto che questi esprimono utilità di natura collettiva. Ma anche scambiare competenze e sensibilità, progettando insieme il futuro. E non farlo decidere a pochi.

Di questo si parlerà a Rovereto il 13 giugno (Urban Center, ore 20.30) e il 14 giugno a Trento (Sala Conferenze Fondazione Caritro, ore 15).

I due incontri - quello di Trento sarà moderato dal direttore dell'Adige Alberto Faustini - sono organizzati dal Comitato per la Difesa dei Beni Comuni del Trentino presieduto da Andrea Pradi per presentare la campagna raccolta firme per la legge di iniziativa popolare sui Beni Comuni e il libro di Ugo Mattei e Alessandra Quarta, "Punto di svolta". 
Perché parlare di beni comuni? «L'Italia - spiegano gli organizzatori - detiene uno dei patrimoni naturali e artistici più ricchi al mondo per diversità e ricchezza. Tuttavia, dal 1990 ad oggi, i governi italiani hanno venduto a privati parti di questo patrimonio per un valore pari a 900 miliardi di euro».

E ancora: «Boschi, colline, interi borghi e palazzi storici riserve idriche, infrastrutture e collezioni artistiche, sono stati, e sono, oggetto di acquisizioni private, mentre il restante del patrimonio pubblico, viene trascurato e gestito non per coloro che in futuro dovranno e vorranno farne uso, ma nell'interesse economico di chi lo gestisce e pertanto volto all'utile economico».

Il comitato Rodotà vuole riportare la discussione sui beni comuni al centro del dibattito pubblico. Per questo è stata lanciata un'ambiziosa raccolta firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che vuole introdurre i beni comuni nel nostro Codice civile per fornire loro garanzie giuridiche particolarmente robuste, idonee a nobilitarli e a rafforzarne la tutela.

Durante gli incontri si potrà firmare per la proposta di legge di iniziativa popolare sui beni comuni, che devono essere amministrati nell'interesse delle generazioni future , secondo logiche di cura e conservazione, e non di profitto. «In qualità di cittadini e cittadine - si legga nella proposta - è nostro diritto costituzionale oltre che dovere morale unirci al di là delle affiliazioni politiche per salvaguardare quello che a noi tutti appartiene».

Il Comune di Trento dal 2015 ha investito parecchio per sensibilizzare la cittadinanza sulla questione beni comuni. A seguire e coordinare i progetti inseriti sotto questa voce è stata l'assessore comunale alla Partecipazione e all'innovazione Chiara Maule. 
«Quando abbiamo iniziato a chiedere alla gente di dedicare una parte del proprio tempo per fare qualcosa di buono per la collettività - dichiara -, per occuparsi di tutto ciò che non è del privato, ci siamo trovati di fronte ad un muro di scetticismo. Poi le cose sono cambiate e ora sono i cittadini a proporre iniziative». 
Prosegue: «Ci sono beni che non sono vendibili e vanno valorizzati. In questo contesto vanno letti l'abbellimento di diversi quartieri, la pulitura dei sentieri e gli orti sociali. Sono state coinvolte persone di ogni generazione e l'entusiasmo è cresciuto proporzionalmente con il passare del tempo. Bisogna andare avanti su questa strada. È il futuro».

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