Dai fondali del mare al cielo di Milano: Andreotta Calò all'Hangar Bicocca

La definisce «un arcipelago» la sua produzione Giorgio Andreotta Calò, l’artista a cui Pirelli Hangar Bicocca dedica la mostra personale «Città di Milano», dal 14 febbraio al 21 luglio. Un arcipelago in cui affiorano opere nuove, realizzate ad hoc per Pirelli, in un dialogo continuo con quelle del passato e che per la prima volta lo shed dell’hangar riunisce insieme.

La profondità e il tempo sono le chiavi per interpretare l’esposizione, curata da Roberta Tenconi: il profondo oscuro delle acque nella laguna di Venezia, nei mari delle Eolie o di Ischia, ma anche quello delle miniere sarde del Sulcis, e il passare del tempo, che trasforma la materia, le sue produzioni, i suoi utilizzi. Concetti ben rappresentati negli oltre mille metri lineari di carotaggi di carbone e altri minerali che formano la principale installazione site-specific dell’esposizione: campioni di roccia e sedimenti prelevati dal sottosuolo lagunare di Venezia, dalla Sardegna o dall’archivio della Carbosulcis, l’ultima miniera di carbone ancora attiva in Italia che si avvia verso la chiusura.

«Produttivo» è il nome di questa distesa orizzontale di carotaggi che richiama «l’orizzonte stratigrafico da cui si ottiene il carbone» ed è «una contraddizione in termini perchè ormai si sta passando a fonti diverse e rinnovabili e il carbone è al tramonto del suo ciclo produttivo», ha spiegato l’artista.

Il percorso espositivo racconta anche la storia di Milano e in particolare della società Pirelli, su cui l’artista ha compiuto diverse ricerche. Le immagini sottomarine del relitto del piroscafo battezzato Città di Milano (da questo il titolo della mostra), utilizzato dalla ex Pirelli Cavi per depositare cavi nel Mediterraneo, accolgono il visitatore mentre chiude la mostra una stampa fotografica stenopeica di oltre 10 metri con impressa una Milano ribaltata e onirica vista da Palazzo Pirelli, sede storica della società. È un ping-pong, un rimando continuo tra tempi e luoghi: dal sommerso a 90 metri di profondità a Filicudi, in cui riposa la carcassa della posacavi Pirelli, all’emerso dei 90 metri di altezza da cui Calò ha scattato l’immagine di Milano.

«Una mostra circolare che non ha fine e non ha inizio, in cui bisogna rallentare per entrare nei dettagli», ha detto il direttore artistico del Pirelli Hangar Bicocca Vicente Todolì durante la prestazione alla stampa.

Tra le opere esposte anche il ciclo di sculture in bronzo ‘Clessidrè e ‘Medusè, ricavate dai pali per gli ormeggi dei canali di Venezia e la nuova ‘Senza Titolò, un cavo da trasmissione deteriorato lungo oltre 30 metri, recuperato la scorsa estate nelle acque di Ischia, che rimanda al concetto di trasmissione di informazioni e di unione virtuale o reale di luoghi distanti.

«Il suo lavoro è un elogio alla lentezza e alla profondità: un progetto sorprendente che unisce elementi spettacolari ed altri più silenziosi e quasi effimeri», ha spiegato la curatrice Tenconi che per due anni ha collaborato con l’artista per l’allestimento. «Per la prima volta tutte queste opere vengono messe insieme in uno spazio unico, un mare aperto in cui il visitatore può navigare e fluttuare come un subacqueo», ha detto l’artista.

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