Il lupo visto dalla Francia Appuntamento al Muse

Proseguono fino a maggio, a Trento, gli «Incontri al Museo per parlare di fauna», appuntamenti mensili che si svolgono al Museo delle scienze dedicati alla ricerca e agli studi su specie faunistiche, biodiversità, conservazione della natura.

Mercoledì prossimo 6 febbraio, al Muse (ore 20.45, ingresso libero) sarà la volta di un tema di attualità per il Trentino, quello della gestione del lupo. A relazionare sulla gestione del lupo in Francia sarà Marianne Vebr (Ministère de la Transition Ecologique et Solidaire). Responsabile per la gestione della specie nel Paese transalpino, Vebr parlerà del quadro generale del lupo, delle tante problematiche emerse e delle nuove linee di gestione che si stanno affrontando in Francia.

Sulle Alpi Occidentali il ritorno del lupo è iniziato quasi 30 anni fa, ed è stato affrontato adottando misure di conservazione e di gestione diverse, dall’informazione trasparente alla prevenzione dei danni attraverso la presenza dei pastori, recinti elettrificati, cani da guardiania, il controllo della specie con abbattimenti selettivi, programmati e previsti dalla normativa europea. È una gestione, quella francese, che riguarda contesti montani dove la pastorizia è intensamente praticata e che quindi appare di particolare interesse per il territorio trentino.

LUPO, ORSO, LINCE

Il tema del lupo in chiave trentina, insieme alla situazione dell’orso e della lince, rientrerà poi nelle quantificazioni rese possibili dai dati del nuovo Rapporto Grandi Carnivori 2018, a cura del Servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, la cui presentazione al Muse non è più prevista.
Il 3 aprile arriverà poi al Muse Anja Jobin, responsabile del Progetto Scalp-Ch (Status and Conservation of the Alpine Lynx Population) il cui intervento permetterà di avere un quadro generale sullo stato di conservazione e presenza della Lince nelle Alpi. Una presenza che in Trentino sembra essere limitata ad un unico esemplare. Titolo dell’intervento di Anja Kobin, «Lo stato e la conservazione della lince nelle Alpi: gestione e sfide».

IL RITORNO DELL’IBIS EREMITA

Il ciclo di incontri si chiuderà l’8 maggio con «L’era della sesta estinzione: i casi studio dell’ibis eremita e del manumea», con Gianluca Serra: un quadro generale sulla tematica delle grandi estinzioni con l’esperienza e gli studi condotti ed illustrati da Serra, zoologo e biologo della conservazione, che parlerà dell’Ibis eremita, estinto e oggetto di un progetto di reintroduzione europeo che si propone di creare una colonia riproduttiva di Ibis fra Baviera, Carinzia e Baden Württemberg (in Germania e Austria) in grado di svernare nell’oasi italiana di Orbetello.
Serra parlerà anche del Manumea, piccione dentato, raro columbide originario delle Samoa, unica specie vivente del genere Didunculus Peale, simbolo nazionale delle Samoa.

PERNICE BIANCA SPECIE VULNERABILE

Dopo «I picchi e la biodiversità forestale: 1600 alberi tutelati in Trentino», con Luigi Marchesi e Simone Tenan del Muse e «Il futuro instabile dei prati stabili e della loro avifauna: vent’anni di ricerche in Trentino», con Giacomo Assandri (Università di Pavia) e Paolo Pedrini (Muse), il 9 gennaio scorso Ramades Bionda (Ente di gestione delle Aree Protette dell’Ossola) ha affrontato la situazione di una specie il cui areale di presenza sta subendo una graduale contrazione, la Pernice bianca, trattando il tema della ecologia di questo «relitto glaciale» nel tempo dei cambiamenti climatici.

La specie - ci spiega Paolo Pedrini del Muse - è adattata ai climi freddi: il piumaggio folto, a doppio vessillo, assicura il mantenimento del calore corporeo; le zampe, anch’esse ricoperte di piume, facilitano gli spostamenti sulla neve; il candore, che la muta invernale le conferisce, garantisce un mimetismo perfetto sul manto nevoso; il lungo intestino le permette di digerire i vegetali coriacei tipici delle alte quote. Per lungo tempo, questa specializzazione ha consentito alla pernice bianca di sopravvivere alle difficili condizioni degli ambienti alpini. Oggi il suo areale di presenza sta subendo una graduale contrazione, costringendo la pernice a spostarsi verso latitudini maggiori o quote più elevate, accentuando la frammentazione e l’isolamento delle popolazioni.

Per la Lista Rossa Nazionale si tratta di una specie «vulnerabile» (VU); BirdLife International la classifica invece come SPEC 3, vale a dire «specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole». Tra i principali fattori ritenuti responsabili di questo declino ritroviamo il cambiamento climatico, i cui effetti colpiscono gli ambienti montani con particolare intensità. Queste premesse hanno portato la Sezione Lipu di Trento a promuovere, con Lipu-BirdLife Italia e il Muse, un convegno dedicato alla specie, confronto fra ricercatori che operano sull’arco alpino e aggiornamento sullo stato di conoscenze relativamente agli effetti del cambiamento climatico.

Niklaus Zbinden, dell’Università di Berna, e Simona Imperio dell’Ispra hanno riportato il tema sulla pernice bianca nelle Alpi occidentali e i tanti fattori che ne determinano il declino sulle Alpi. La tavola rotonda ha focalizzato il dibattito sulla complessità dello situazione alpina. «Perché però – come hanno sottolineato i curatori dell’evento -  si possa dire che la giornata sulla pernice abbia avuto esito positivo, sarà fondamentale darle un seguito concreto»; su questa strada si muoveranno i prossimi passi.

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