Il Racconto d'Estate di Albert Ceolan

di Fiorenzo Degasperi

La stagione estiva è l’alter ego dell’inverno. Se l’inverno si spoglia dell’ardore per farsi silenzio, l’estate è il brusio continuo e insistente di mille piccoli esseri che abitano i territori della nostra terra.

È la stagione in cui il sole allunga i suoi raggi toccando ogni anfratto, e l’atmosfera si carica di energia, tremola, vibra, così da far sembrare irreale ciò che non lo è.

Come un novello Venceslao, l’artista boemo famoso per il Ciclo dei Mesi al Castello del Buonconsiglio, il fotografo Albert Ceolan ha presentato il suo terzo libro fotografico legato alle stagioni. Questa volta è il turno del Racconto d’Estate e segue di alcuni mesi l’uscita dei Racconti d’Inverno e di Primavera. Albert Ceolan è nato e vive a Salorno (classe 1961) e non ha di certo bisogno di presentazioni.

Le sue collaborazioni con molte riviste e magazine specializzati - Bell’Italia, Qui Touring, Gardenia, Panorama, solo per citarne alcuni - lo collocano ai vertici dell’occhio meccanico d’Europa e non solo. I premi si assommano anno dopo anno, non ultimo il prestigioso Primo Premio con «Racconto d’Inverno» al Banff Mountain Image Award 2017 ad Alberta, Canada.

Le fotografie raccolte in questo libro ci offrono delle sorprese: uscendo dalle terre del Tirolo e territori limitrofi, Albert Ceolan ci conduce tenendoci per mano in luoghi dove l’estate esplode in tutta la sua bellezza, avvenenza e grazia. Incontriamo, anzi, vediamo, la volpe guardarci dai boschi ancor selvaggi della Val Zoldana oppure odoriamo le immense distese di lavanda in fiore dei campi sinuosi e ondulati della Provenza, o ci emozioniamo davanti alle immense statue lignee raffiguranti san Giovanni che il 24 giugno - giorno a lui dedicato e giorno di giubilo che si apre, come una porta solstiziale, sulla canicola estiva -, sfilano per le contrade di Lungau in Austria, ricoperte di centinaia e centinaia di fiori.

Ma sono le valli e i paesi del Tirolo storico che permettono al fotografo di catturare, con un click, l’anima di una natura, anche umana e animale, che incarna l’esplosione di colori e sfumature dei mesi in cui le lucertole guardano verso l’astro solare per cogliere i salutari benefici del caldo. 172 fotografie per raccontare il lavoro, la fatica ma anche la gioia, la schiena piegata per raccogliere i frutti della terra e l’emozione dei fuochi che s’accendono sulle vette delle montagne tirolesi per richiamare sulla terra l’attenzione del Divino e ringraziarlo per aver creato una terra incantevole.

Albert Ceolan riesce a cogliere la linfa che scorre nei giorni estivi, in quei giorni e in quei luoghi in cui la tecnologia e l’informatizzazione non hanno ancora ucciso il senso di «essere» qui, di meravigliarci al cospetto della magia della maturazione delle messi, delle mucche condotte al pascolo, di una semplice passeggiata lungo gli antichi sentieri del Bleggio, accompagnati dalle pietre granitiche infisse nel terreno, testimoni mute di un tempo sospeso.

Le frasi che corredano questo libro sono brevi ma molto incisive. Ne basta una per tutte: «La solitudine può portare a forme straordinarie di libertà». Tra cui il saper guardare, e il fotografo ci accompagna in queste nostre terre insegnandoci a guardare, a concentrarci, a trarre da uno scatto tutto il senso e la gioia del vivere

Recentemente il libro - 176 pagine di grande formato, 30 euro, Edizioni Ceolan - è stato presentato a Salorno nell’antica Residenza Gelmini, accompagnandolo con una mostra fotografica. In attesa del quarto volume, dedicato all’autunno, chiudiamo con la frase di José Saramago: «Il viaggio non finisce mai»

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