Un San Sebastiano di terra e di fuoco

È arrivato, protetto e custodito gelosamente, ammirato e tra lo stupore di chi ha potuto assistere all’apertura di una solida cassa di legno, il San Sebastiano di Andrea Riccio.
Il suo arrivo ha fatto trepidare tutti, a cominciare dalla direttrice Laura Dal Prà, al Castello del Buonconsiglio dove la straordinaria opera in terracotta era arrivata da Firenze.

Si tratta di un’inedita opera rinascimentale che verrà esposta in museo a partire dalle ore 17 di venerdì 19 ottobre.

A dieci anni dall’importante rassegna che il Buonconsiglio dedicò a questo grande scultore rinascimentale, Andrea Briosco, ma detto il Riccio per la sua capigliatura, il museo ora ne ripropone fino al 24 febbraio 2019 una nuova mostra che permetterà di ammirare una scultura inedita di questo famoso artista, nato a Trento nel 1470, raffigurante San Sebastiano.

Si tratta di un’opera in terracotta realizzata sul finire del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento che, nella tensione del volto, nella modellazione incisiva e grafica dei capelli, nella resa anatomica serrata e precisa del corpo evidenzia i tratti più tipici del fare del Riccio artista formatosi come orafo ma divenuto ben presto famoso plasticatore e bronzista, vero protagonista della scultura rinascimentale.

L’opera, che fino ad oggi aveva avuto diverse attribuzioni - chi la riteneva un lavoro di Antonio o Giovanni Minelli, altri di Giovanni de Fondulis, fino a Domenico Boccaloro, tutti scultori attivi nel padovano agli inizi del Cinquecento - oggi grazie agli studi e alle scoperte di Giancarlo Gentilini e Luciana Giacomelli, viene attribuita la corretta paternità. La nuova attribuzione si è resa evidente dopo la massiccia campagna di pulitura alla quale è stata recentemente sottoposta la scultura.

È stato infatti rimosso il pesante strato di patina bruna che copriva completamente il San Sebastiano, vernice stesa per far sembrare di bronzo la scultura, ed è stata tolta anche la pesante base di gesso aggiunta nel secolo scorso.

Sono ben visibili i fori nelle braccia, nel torace e nelle gambe dove in origine erano inserite una quindicina di frecce che conferivano una nota ancor più drammatica all’opera.

Della vivida policromia, oggi scomparsa, che ricopriva il San Sebastiano rimangono solo alcuni tratti in oro che decoravano i capelli, incisi nell’argilla con una perizia da orafo.
La carriera di Riccio, autore del magnifico Candelabro pasquale bronzeo della Basilica del Santo a Padova e del Monumento della Torre della chiesa di San Fermo a Verona, tanto per citare due tra le opere che lo resero subito celebre, si svolse tutta all’insegna di una committenza, tra le più sofisticate ed erudite del tempo, che si esplicava in oggetti dai temi complessi e misteriosi che attingevano sia a soggetti pagani sia a soggetti cristiani.

I primi anni lavorativi dell’artista furono certo, secondo la tradizione, accanto al padre, come orafo.
La sua produzione migliore si colloca agli inizi del Cinquecento allorché ricevette, nel 1506, la commissione dei due rilievi bronzei per il coro della basilica raffiguranti Giuditta ed Oloferne e il Trasporto della Sacra Arca e quindi, l’anno seguente, quella voluta dal filosofo Giovanni Battista de Leone, per il Candelabro pasquale della Basilica del Santo dove è insuperabile l’invenzione di figure fantastiche impensabili senza la conoscenza dell’antico fino all’eccezionalità degli otto rilievi eseguiti per il Monumento della Torre in San Fermo a Verona forse realizzato ancora in collaborazione con i Grandi le cui vicende artistiche avrebbero poi trovato sede ideale proprio a Trento.

L’inaugurazione dell’esposizione del San Sebastiano, aperta a tutti, si terrà il 19 ottobre alle ore 17 al Castello del Buonconsiglio. La mostra sarà aperta tutti i giorni fino al 24 febbraio tranne i lunedì non festivi e il 25 dicembre. Ingresso al Castello e al San Sebastiano 10 euro.

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